Recensioni - Opera

In 17 per il mito di Oreste

Convince Mythos, lo spettacolo allestito da Elena Bucci e Marco Sgrosso con 17 giovani attori bresciani

Sta di fatto che il Centro Teatrale Bresciano ha scelto di affidare la sua seconda produzione ai validi Elena Bucci e Marco Sgrosso che, stavolta solo in veste di registi, hanno allestito uno spettacolo ispirato alla tragedia greca con 17 giovani attori provenienti da selezioni sul territorio bresciano e che ha debuttato al Teatro Sociale il 4 dicembre.
La preoccupazione che il titolo Mythos e la pluralità di autori chiamati in causa racchiudesse il solito laboratorio-minestrone in cui spesso i giovani attori vengono coinvolti si è rivelata totalmente ingiustificata. La drammaturgia, curata dagli stessi registi, che ha come protagonista la figura di Oreste e sfrutta  quindi come ossatura l’omonima trilogia di Eschilo, è tanto solida quanto efficace ed anche le interpolazioni provenienti da altre tragedie di Sofocle ed Euripide, sempre legate al ciclo degli Atridi, hanno contribuito a creare un tessuto  omogeneo che ha consentito di dipanare la vicenda in modo chiaro e lineare.
Dal punto di vista registico la scelta vincente è stata quella di lavorare sul gruppo, recuperando alcune peculiarità della tragedia classica quali il canto e la musica eseguita in scena tramite l’ausilio di percussioni suonate dagli attori stessi, scelta che è servita ad amalgamare ancora di più le singole individualità. Il risultato finale è stato quello di uno spettacolo che ha offerto momenti particolarmente intensi e di grande coinvolgimento, grazie soprattutto all’energia ed all’affiatamento dei ragazzi in scena.
Ad una prima parte estremamente ritmata,  in cui era protagonista il coro con le sue suggestioni e le sue coreografie, ha fatto seguito il momento indubbiamente più efficace dello spettacolo ovvero quello della doppia morte di Agamennone e Clitemnestra, grazie anche al buon livello dei tre attori che interpretavano i due protagonisti ed il figlio Oreste. Il finale invece è stato caratterizzato da un calo di tensione, dovuto in buona parte alla difficoltà di un testo come le Eumenidi, il cui intento più che drammatico è didascalico e politico. Forse qualche ulteriore taglio  avrebbe aiutato a chiudere in modo più incisivo, ma si tratta di peccato veniale.
Nonostante all’interno del gruppo siano emerse differenze di esperienza e di talento individuale,  un applauso va dedicato a ciascuno dei singoli interpreti, ovvero Matteo Bertuetti, Fabrizia Boffelli, Fausto Cabra, Francesca Cecala, Monica Ceccardi, Loredana De Luca, Lorenzo De Luca, Filippo Garlanda, Alessandra Mattei, Ermanno nardi, Marta Ossoli, Antonio Palazzo, Gianmarco Pellecchia, Silvia Quarantini, Gabriele Reboni, Miriam Scalmana ed Elena Strada.
Resta a questo punto l’ultimo interrogativo, ovvero se produzioni di questo genere siano destinate a restare l’eccezione oppure a diventare la regola. Io una risposta me la sono già data, ma mi piacerebbe essere smentito.

Davide Cornacchione 6 dicembre 2012

 


La necessità aguzza l’ingegno, o più semplicemente induce ad intraprendere strade che, per pigrizia o per abitudine si era dimenticato di percorrere.
Che tra i doveri di un Teatro Stabile vi sia quello di lavorare anche sul territorio, creando occasioni che possano servire da laboratorio/fucina di nuove leve e costituire occasione di arricchimento del panorama teatrale è sacrosanto. Che poi in Italia da svariati lustri non lo faccia praticamente nessuno e che quando accade venga salutato come un nuovo rinascimento è fenomeno che si commenta da solo.