Recensioni - Opera

Inferno da sogno

Una affascinante spettacolarizzazione della Divina Commmedia in scena al Palabrescia

Pagato il biglietto per "l'Inferno" ci accorgiamo subito di essere entrati in un inferno tutt’altro che sgradevole e, se lo fosse davvero, potrebbe essere la panacea del nostro infinito.
Si presenta così Emiliano Pellissari, ideatore di questo spettacolo: un viaggio nel mondo della Divina Commedia attraverso la danza e gli effetti speciali, dove la voce fuori campo di Vittorio Gassman recita alcuni fra i più famosi canti Danteschi, dando un'ulteriore forma espressiva all'immagine teatrale.

Si presenta come una sorta di acquario il palcoscenico ridotto per l'occasione del Palabrescia, ridotto nelle dimensioni e schermato da un velo per tutta la durata di uno spettacolo che per un’ora e un quarto toglie respiro e infonde calore ai ballerini atleti e a noi del pubblico. E' il respiro della passione e del sentimento che non riusciamo a cogliere, unica pecca per rendere tutto quasi perfetto.
Ci si catapulta subito in magnifiche figure spettacolari e inverosimili: figure  che si animano nell'aria, nuotano nello spazio; il corpo perde la gravità e si mescola al sogno, alla virtualità e alla magia. Sono molti i rimandi già visti in alcuni degli ultimi spettacoli dei Momix, ma qui rielaborati anche in funzione espressiva di concetti filosofici impegnativi. Si, perché questo non è uno spettacolo facile, sia nella costruzione registico-narrativa sia nella lettura, tuttavia resta un grande coinvolgimento del pubblico grazie alla straordinaria  bravura dei 6 ballerini atleti (4 donne e 2 uomini): corpi da copertina, plastici, belli. bravi, inverosimili, onirici....
Come tutta la performance. Alla fine di quell'"inferno" che credevamo tanto fuoco, paura, demoni e tormenti riamane poco. Rimane il dubbio di anime volteggianti nel cielo, il dubbio che sia vero tutto ciò che si è visto, o che la virtualità abbia preso il sopravvento. Rimane la magia e il sogno che, per la durata dello spettacolo, è cresciuto in noi. Rimangono gli applausi veri che fanno sperare che questa opera, tutta italiana, possa crescere ulteriormente  ed affinarsi per poter uscire dalla porta di casa e mostrare al mondo che la creatività e la vera  cultura sono radicati nel nostro DNA.

Cristina Fontana 27 gennaio 2010