Recensioni - Opera

Innsbruck: La casa degli specchi del Cavaliere della Rosa

Valida messa in scena del capolavoro di Richard Strauss al Tiroler Landestheater

Prosegue l’eclettica stagione lirica al Tirolerlandesthetaer di Innsbruck con una nuova messa in scena de “Il Cavaliere della Rosa” di Richard Strauss, rappresentato per la prima volta poco più di un secolo fa, il 26 Gennaio del 1911, al Teatro dell’Opera Reale di Dresda.

Capolavoro assoluto del teatro musicale, Il Cavaliere della Rosa è forse l’ultimo grande tentativo della coppia Strauss-Hofmannstahl, quest’ultimo autore del libretto, uno dei migliori di tutta la storia dell’opera, di fondere in un connubio inscindibile musica e parola. Nell’opera infatti l’una non va senza l’altra, la parola è fondamentale alla musica e viceversa. Si tratta di vero e proprio teatro in musica con un sinfonismo eclettico, melodico, ironico e mirabolante al servizio dell’azione e della parola scenica.

L’ultimo grande sforzo di dare nuova linfa all’opera lirica, che ormai si avviava inesorabilmente al definitivo tramonto con il prevalere del repertorio sulle nuove composizioni. Non per niente la carriera del grande bavarese Richard Strauss culminerà in piena seconda guerra mondiale con Capriccio, che sarà una riflessione in musica sull’eterno dilemma fra “Wort oder Ton”, ovvero fra Parola e Musica. Da lì in poi la storia ha dato il suo verdetto, decretando la morte dell’opera, annegata ormai in un repertorio a tratti asfittico, ove si preferisce pescare in vieti repertori barocchi piuttosto che proporre cose nuove.

Ma torniamo alla messa in scena di Innsbruck, affidata alla regia di Jasmina Hadžiahmetović, coadiuvata per scene e video da Paul Zoller, per i costumi da Mechthild Feuerstein, con Katharina Duda come Dramaturg.

Lo spettacolo esalta giustamente il ruolo preminente della Marescialla, iniziando e concludendosi in una stanza che è tutta uno specchio e in cui la protagonista riflette sul tempo che passa proprio riflettendosi nell’inesorabilità della sua immagine rimandata dagli specchi. Idea non sommamente originale, ma ben gestita, con quinte mobili che ampliano e restringono l’ambiente a seconda delle necessità. Molto bello poi l’inizio del terzo atto: con un palcoscenico vuoto da cui avanza una piccola stanza dai tratti infantili, il separè di Ochs e Mariandel, circondata nel vuoto da nere sculture di animali esotici glitterati. Un bel colpo d’occhio. Meno a fuoco sia come idea, un banale telo con dipinto un ambiente settecentesco, che come realizzazione il secondo atto. I costumi richiamano un settecento stilizzato e modernizzato, per poi spostarsi al tempo della composizione dell’opera nel terzo atto.

Strauss in una sua celebre lettera sull’opera a Hofmannstahl sottolinea: “Tutte le figure sono superbe, ben caratterizzate, purtroppo avrò bisogno di nuovo di attori molto bravi; con i soliti cantanti lirici anche questa volta non è possibile…”. (4 Maggio 1909)

Tutti gli interpreti sono volonterosi, ma forse, soprattutto nell’ensemble, è proprio mancata la bravura attoriale per cogliere un risultato veramente degno di nota. Così soprattutto nelle scene di insieme si nota una certa meccanicità, qua e là qualche scollamento e soluzioni registiche non sempre perfette. I cosiddetti comprimari sono tantissimi nel Cavaliere della Rosa, ma sono fondamentali per la completa riuscita della serata.

Fra gli interpreti principali spicca la Marescialla di Susanne Langbein, di grande musicalità e compostezza, intensa in particolare nel finale. Sia Bernarda Klinar (Octavian), che Annina Wachter (Sophie), entrambe indisposte, sono prudenti nei primi due atti per riscattarsi nel famoso terzetto dell’ultimo atto. Corretto e partecipe il Barone Ochs di Johannes Maria Wimmer, da cui ci si poteva aspettare una più irruente dose di comicità.

Si segnalano poi il Faninal caratterizzato e divertente di Erwin Belakowitsch e la Leitmetzerin potente di Jennifer Maines. Sempre attenti ed efficaci Abongile Fumba (Annina) e Oliver Sailer (Un notaio/Il commisario di polizia).

Completano la serata, con qualche difficoltà nelle parti d’insieme, tutti gli altri: Jason Lee, Jakob Nistler, Timothy Richards, Ana Akhmeteli, Esewu Nobela, Ana Akhmeteli, Naomi Flatman, Fotini Athanasaki, Qiong Wu, Sofia Ntavli, Federica Cassati, William Blake, Ivan Yesid Benitez-Fernandez, Julien Horbatuk, Qi Wang, Michael Gann, William Tyler Clark, Il-Young Yoon, Seongchan Bahk, Il-Young Yoon, Julien Horbatuk, Stanislav Stambolov, Il-Young Yoon, Seongchan Bahk, Jannis Dervenis, Qi Wang.

Gerrit Prießnitz dirige con attenzione e competenza la Tiroler Symphonieorchester Innsbruck.

Raffaello Malesci (Domenica 29 Dicembre 2024)