Pubblico in piedi ad applaudire per un’opera Rock travolgente
Sempre più spazio per il musical e il teatro musicale leggero nella programmazione del Tiroler Landestheater di Innsbruck. Dopo la musica anni venti di Frau Luna ecco arrivare sul palcoscenico tirolese l’opera Rock “Hair The American Tribal Love-Rock Musical”, con testi di Gerome Ragni e James Rado e musiche di Galt MacDermot. Il musical, o opera rock che dir si voglia, ebbe la sua prima rappresentazione a Broadway nel lontano 1968.
Opera “Hippie” per eccellenza Hair, con chiaro riferimento ai capelli lunghi tanto trasgressivi ai tempi, affonda le sue tematiche utopiche di libertà, eguaglianza, fratellanza e amore libero nella società americana della fine degli anni sessanta, con l’intento di provocare e scardinare le convenzioni dei perbenisti sia in fatto di moralità che di libertà sessuale. La canzone più famosa “Aquarius” prospetta infatti l’avvento di una nuova era di armonia, comprensione, simpatia e fiducia.
Il vero protagonista è il gruppo, la Tribe (Tribù) di Hippies che, scatenata e a suon di musica, vive in barba a qualsiasi regola, facendo largo consumo di qualsiasi tipo di droga. Giovani e spensierati non hanno paura di mettere alla berlina tanto la religione quanto la bandiera della patria. Allorché Claude, giunto dalla provincia si unisce alla tribù, inizia lo scontro con la dura realtà sociale americana. La guerra del Vietnam incombe e Claude viene chiamato alle armi e dovrà decidere se rispondere o meno alla chiamata.
Il grande assunto che interessa gli autori è, oltre alla pace, la libertà personale e individuale contro le costrizioni morali e sociali. Oggi molto è cambiato e da una parte l’opera Rock mostra tutti i suoi anni, dall’altra, messa da parte l’utopia di una impossibile pace mondiale, resta assai attuale nell’anelito alla libertà personale, che oggi forse non si declina più nella trasgressione ma che resta ancora una conquista fondamentale per le donne e le minoranze, siano esse etniche o legate alla sfera LGBTQI+.
Bene ha fatto dunque il regista Phillipp Moschitz a sottolineare questo aspetto e a comunicarlo molto esplicitamente al pubblico, dando il giusto risalto al personaggio di Margeret Mead (il bravo Kristoffer Nowak) nel momento in cui si rivolge ai genitori nel pubblico, invitandoli a lasciare liberi i propri figli di esprimersi come vogliono, fintantoché non fanno male a nessuno. L’incipit del breve monologo richiama vagamente il discorso della luna di Papa Pacelli, Giovanni XIII, del 1962. Non sappiamo se gli autori ne fossero a conoscenza, ma nel caso si riconfermerebbe la spiccata vena dissacrante di questa opera rock.
Per il resto il regista - coadiuvato per video e costumi da Ayşe Gülsüm Özel, per i costumi da Claudio Pohle, per le coreografie da Sven Niemeyer, e per la drammaturgia da Sonja Honold – azzecca uno spettacolo colorato e travolgente che ha incantato il pubblico tirolese. La nostra storia si dipana in un deserto che ricorda vagamente un altro grande successo queer: Priscilla. Una pedana rotante crea velocemente i molteplici ambienti, ma il regista non disdegna di coinvolgere la sala con numerose incursioni in platea degli interpreti. Al resto pensano i bellissimi costumi, le musiche intramontabili e le scatenate coreografie.
Tutti bravissimi gli interpreti. Affiatati e coinvolti, un vero ensemble che canta, balla e recita ad ottimi livelli. Eccoli tutti insieme perché tutti hanno concorso al grande successo dello spettacolo: Jendrik Sigwart, Pasquale di Filippo, Savio David Byrczak, Andrea De Majo, Petra Alexandra Pippan, Madina Frey, Mariyama Ebel, Tamara Pascual, Kristoffer Nowak, Derek-Antoine Harrison, Alicia Kasenbacher, Salomé Ortiz, Steffi Regner, Kathrin Schreier, Giulia Vazzoler, Paul Knights, Felipe Ramos, Robin Rohrmann.
Scatenata anche la band dal vivo diretta da Hansjörg Sofka. Eccoli: Andreas Schiffer, Fabian Kluckner, Robert Gmachl-Pammer, Jessi Kreuz, Johannes Sigl, Claudia Neudecker, Bernd Haas, Philipp Ossanna, Stefan Ennemoser, Bernhard Desing, Stephan Moosmann, Andreas Lettinger, Benjamin Buchberger, Christoph Kuntner.
Un grande spettacolo, come si vede anche dagli artisti coinvolti, che ha incantato il pubblico tirolese, tutto in piedi a fine serata ad applaudire lungamente gli interpreti che concedono volentieri un bis.
Raffaello Malesci (Sabato 7 Dicembre 2024)