Recensioni - Opera

Innsbruck: un Flauto Magico fra ironia ed estetica

Molte trovate per una messa in scena che punta al divertimento

Il Landestheater di Innsbruck inaugura la stagione con una nuova messa in scena de “Il Flauto Magico” di Wolfgang Amadeus Mozart. Lo spettacolo, che era già stato spostato a causa della pandemia, arriva al suo debutto con qualche settimana di ritardo per il completamento dei lavori alla nuova e moderna torre scenica del teatro.

Grande attesa perciò nella cittadina delle alpi per la riapertura della sala grande del teatro, con un nuovo palcoscenico e con apparati tecnici completamente rinnovati e all’avanguardia.

La regia di questa nuova produzione è stata firmata dall’attore Gregor Bloéb. Scene e costumi sono stati affidati a Laura Malmberg e a Paul Sturmiger, che hanno ideato un palcoscenico sostanzialmente spoglio, con una imponente pedana girevole inclinata, che, roteando, dava la possibilità di creare molteplici e suggestive prospettive sceniche. Alcune luci teatrali a vista in scena, due porte luminose a proscenio, colonne di luce colorata che spuntavano dal palco e l’ampio utilizzo di botole e elementi dall’alto completavano l’impianto scenografico. I costumi, colorati ed eclettici, spaziavano dal modernismo al futuribile, con ampio utilizzo di colori, ma senza una direzione definita.

Gregor Bloéb imposta una regia fatta essenzialmente di trovate, in cui la complessità simbolica del testo di Emanuel Schikaneder viene totalmente ignorata, privilegiando un approccio a tratti comico, spesso ironico e a tratti classico. Ne consegue che le scene della regina della notte, pur in costume moderno, siano impostate in modo abbastanza scontato con effetti teatrali d’antan, mentre diverse altre scene come quelle degli illuminati con spiccata ironia e quasi con sberleffo. All’inizio del secondo atto Sarastro fa il verso ad un cantante rock, per poi tornare a “fare” il classico Sarastro. Una trovata dunque, nulla più. Anche il simpatico dialogo iniziale di Papageno con l’orchestra non viene in seguito sviluppato, per introdurre invece un gioco con la tecnica teatrale: Papageno che insegue uno spot luminoso.

Alcune cose funzionano, le scene di Monostatos sono in genere azzeccate, altre no, in un ecclettismo che diverte il pubblico che esaurisce il teatro, senza però consegnarci una direzione e un intento. Il gioco sembra quasi volto ad un utilizzo sistematico di tutti gli artifici teatrali: dalle luci a vista, elementi calati dall’alto, un grande telo azzurro per la regina della notte, botole, porte e colonne che salgono e scendono e nel finale anche il fumo per la riconciliazione fra Tamino e Pamina.

Teatralità, ironia, comicità: potrebbe anche bastare. Quello che rende tuttavia confusa l’operazione è l’assoluta mancanza di un filo conduttore, di una linea simbolica, per cui, alla lunga, ne risulta una stilizzazione estetica non priva di eleganza ma fine a sé stessa. È vero che nei paesi di lingua tedesca Il Flauto Magico è fra le opere più rappresentate e perciò tutto è stato già fatto, ma credo che Mozart e Schikaneder meritino un tratto di maggiore coerenza, sia che si punti alla provocazione che alla pura comicità.

Omogenea la compagnia di canto, all’inizio un po’ tesa trattandosi del debutto. Gli interpreti si sciolgono nel corso della recita e ci regalano una prova sostanzialmente positiva con il Tamino di Jon Jurgens, ben impostato e con una linea di canto sempre elegante e corretta, e la Pamina di Susanne Langbein, voce sonora e flessibile, fra i migliori della serata. Il Papageno di Philippe Spiegel può avere molte frecce al suo arco, tuttavia non è andato oltre una certa correttezza scolastica, sia dal punto di vista scenico che vocale c’è ancora molto spazio per crescere. Molto applaudita Sophia Theodorides come Regina della Notte, il soprano ha effettivamente cantato in modo corretto e attento l’impervia parte. Sarastro era il corretto e musicale Johannes Maria Wimmer. Un plauso per vocalità, spigliatezza e aderenza scenica al Monostatos del tenore Sascha Zarrabi, una voce e un interprete da tenere d’occhio. Corretti gli altri interpreti: Joachim Seipp, Oliver Sailer, Florian Stern, Tatiana Rasa, Camilla Lehmeier, Anne Schuldt. Una menzione speciale per la preparazione e l’interpretazione dei tre fanciulli, affidati a tre cantori dei Wiltener Sängerknaben di Innsbruck, fra i migliori cori infantili e fucina di interessanti voci per il futuro. Andrea Sanguineti dirigeva con attenzione e souplesse l’orchestra sinfonica del Tirolo.

Un teatro completamente esaurito ha festeggiato con gioia e molti applausi il ritorno del pubblico nella sala grande del Tiroler Landestheater.

R. Malesci (31 Ottobre 2021)