Il Festival Shakespeariano conclude la stagione estiva 2008 con una interessante ed inedita proposta: Pericle Principe di Tiro, commedia messa in scena per la prima volta a Verona da Paolo Valerio e dalla Fondazione Atlantide di Verona.
Il Festival Shakespeariano conclude la stagione estiva 2008 con una interessante ed inedita proposta: Pericle Principe di Tiro, commedia messa in scena per la prima volta a Verona da Paolo Valerio e dalla Fondazione Atlantide di Verona.
Si tratta di un testo attribuito definitivamente al Bardo solo nel seicento e si può definire insieme a “Tutto è bene quel che finisce bene” una commedia di “viaggio”. La storia infatti narra delle peripezie del Principe di Tiro che prende per moglie una principessa in seguito ad una gara ad indovinelli simile a quella ripresa da Gozzi successivamente per la sua Turandot, la sposa, ne ha una figlia che però perde in mare insieme alla moglie. Parte alla ricerca delle due donne, si imbatte in improbabili e mirabolanti avventure, salvataggi, intrighi diplomatici e tentati omicidi. La figlia intanto finisce in un bordello ma riesce a mantenere al virtù, della moglie si perdono le tracce. In conclusione il Principe ormai vecchio ritroverà felicemente la famiglia permettendo alla commedia di concludersi con un lieto fine.
E' chiaramente di un lavoro ispirato più a pezzi di genere atti a stupire che ad un reale e coerente intento drammaturgico. Ma si sa Shekespeare non disdegnava la produzione popolare e infarcisce questa commedia, come anche altre, di strabilianti esotismi e mirabolanti avventure, basti pensare che il nostro principe visita almeno 7 città fra le più improbabili anche geograficamente : Antiochia, Efeso, Mitilene e così via. Il tutto tenuto insieme da Gower una sorta di personaggio-coro abbastanza inusuale nella produzione del bardo soprattutto in questa forma molto estesa, ma fondamentale in questo testo dalla trama veramente complessa per non dire vagamente confusa.
Vista la particolarità dell’impianto il regista Paolo Valerio sceglie di utilizzare come scenografia principalmente delle immagini proiettate sia su un grande fondale bianco, sia su una tenda a proscenio che chiudendosi e aprendosi simboleggia il passaggio da un luogo all’altro, raccontato dal personaggio-coro. La scelta è pertinente e le immagini sono suggestive rendendo l’insieme gradevole anche grazie ai costumi atemporali di Chiara de Fant. Il tutto è completato dagli interventi danzati della RBR Dance Company con le coreografie di Cristiano Fagioli e Cristina Ledri. Lo spettacolo scorre con piacevolezza senza però mai toccare le corde del vero o del coinvolgimento.
Interprete principale è Daniele Pecci, attore di fama televisiva, che però delude come Principe di Tiro. Ci propone infatti un’interpretazione monocorde e impacciata, chiusa in se stessa, con la testa spesso rivolta verso il basso, ingobbito alla ricerca di un interiorità che non si fa mai comunicazione con il pubblico. Sicuramente un’occasione mancata per il giovane attore. Omogeneo il resto della compagnia su cui spicca Roberto Petruzzelli interprete del Coro che riesce ad affabulare in maniera efficace e convincente, tenendo insieme in prima persona uno spettacolo che rischiava altrimenti di sbandare in una serie di quadri di genere, salutato dai maggiori applausi è stato il vero mattatore della serata.
Discreti tutti gli altri attori : Giulia Cailotto, Andrea De Manincor, Annamaria Ghirardelli, Teodoro Giuliani, Mario Monopoli, Walter Toschi, Roberto Randelli, particolarmente convincente come governatore redento nel finale.
Buon successo per una proposta interessante.
A. Manuelli (31/07/08)