Recensioni - Opera

Jesi: Affascina ancora la Traviata degli specchi

Giunge alla chiusura la stagione lirica del teatro Pergolesi di Jesi con un titolo amatissimo dal pubblico: La Traviata

Composta da Giuseppe Verdi nel 1853 e appartenente alla famosa trilogia popolare insieme a il Trovatore e Rigoletto. Per l'occasione viene ripreso lo storico allestimento creato nel 1992 per lo Sferisterio di Macerata (noto come la Traviata degli specchi) in coproduzione con la Fondazione Teatro Verdi di Pisa. Nonostante gli oltre trent'anni è uno spettacolo che conserva ancora un grande fascino sia che venga proposto nelle arene o in teatri più raccolti come il Pergolesi.

La regia di Henning Brockhaus (sue anche le bellissime luci) in questo allestimento svolge l'azione intorno al 1900, dove la moda dell'epoca è più sensuale e raffinata.

Le scene di Josef Svoboda, qui ricostruite dal sempre valido Benito Leonori, hanno come unico impianto fisso uno specchio enorme che riflette l'azione scenica. Da un lato limita e concentra l'azione su un punto focale, dall'altra funziona come rispecchiamento e straniamento della verità di questo dramma. Le singole scene invece sono dipinte su grandi teli che giacciono a terra come enormi tappeti sopra i quali si muovono gli attori, con un collage di varie pitture, da quelle erotiche, al prato fiorito di margherite, passando per la casa di campagna, la casa di Flora e la camera da letto di Violetta. La storia viene costruita materialmente in tempo reale e il pubblico nel finale viene riflesso nello specchio, diventando parte di essa.

I costumi raffinati di Giancarlo Colis sono ispirati alla pittura di Giovanni Boldini, cantore del bel mondo femminile parigino di fine secolo.

Pregevoli i movimenti coreografici curati da Valentina Escobar per un gruppo di validi ballerini (Simonetta Sara Agusta, Raffaella Ansaldi, Homar Benjamin, Aglaé Ganjei, Maria Gasca, Nati James, Rachele Montis, Samuel Moretti, Lorenzo Nocentini, Davide Romani, Asia Pallotta), che hanno colorato di rosso acceso la festa in maschera con il balletto delle zingare e dei mattadori.

Nir Kabaretti ha diretto con grande sicurezza la FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana, trovando sempre i tempi giusti, delle belle dinamiche e un controllo tra buca e palcoscenico molto meticoloso. Nelle parti più concitate il volume orchestrale è stato esplosivo, invece nel preludio al terzo atto, il tappeto di archi ha creato un'atmosfera morbida e avvolgente. La partitura è stata eseguita in maniera integrale, tagliando solo le riprese delle cabalette di tenore e baritono.

Preciso, compatto e potente il Coro Archè di Pisa diretto dal maestro Marco Bargagna.

Nel ruolo di Violetta Valery ha brillato in maniera splendida il soprano madrileno Ruth Iniesta. La sua è una Violetta di riferimento per aderenza vocale e interpretativa. Ha affrontato tutta la recita senza un minimo di esitazione per un ruolo così impegnativo. Nel primo atto sfoggia fluidità nel fraseggio e acuti adamantini, centrando senza problemi il mi bemolle nella cabaletta "Sempre libera degg'io". Nei momenti più drammatici ha mostrato un grande pathos, come nella lettera, finalmente letta con vero trasporto e nella struggente aria "Addio, del passato", eseguita in maniera impeccabile. Anche scenicamente è sempre risultata credibile nel tratteggiare i vari stati d'animo, con una dizione corretta, un gusto recitativo misurato e incisivo.

L' Alfredo Germont di Paolo Lardizzone nel duetto del primo atto e in "Parigi o cara" ci è sembrato poco a fuoco, dimostrando di essere più a suo agio in pagine come l'aria "De' miei bollenti spiriti" e la successiva cabaletta "Oh mio rimorso! Oh infamia", che evidenziano lo squillo e la potenza tipici di un tenore lirico spinto quale è.

Giorgio Germont trova in Simone Piazzola l’interprete ideale. Il baritono ha fatto di questo ruolo uno dei suoi cavalli di battaglia e ha confermato la sua bravura nel pennellare questo padre apparentemente severo, ma dall'animo buono. Convincente sin dal duetto "Pura siccome un angelo" e nel cantabile "Dite alla giovine sì bella e pura", trova nell'aria "Di Provenza il mare, il suol” le giuste rifiniture con un notevole volume, un fraseggio variegato, nobiltà negli accenti e facilità negli acuti.

Nei comprimari si sono ben distinti l'Annina squillante di Ilaria Cassi e il profondo Dottore Grenvil di Alessandro Ceccarini. Completavano il cast : Elena Belfiore (Flora Bervoix) , Francesco Napoleoni (Gastone), Tommaso Corvaja (Barone Douphol), Giorgio Marcello (Il Marchese d’Obigny), Tommaso Tomboloni (Giuseppe), Marco Innamorati (Domestico e Commissionario).

Teatro sold out e grandissimo successo di pubblico, con meritate ovazioni per Iniesta e Piazzola.

Un'altra ottima stagione per il teatro Pergolesi, con quattro titoli per niente scontati, che hanno attinto non solo dalla tradizione, grazie al consueto e scrupoloso lavoro del direttore artistico Cristian Carrara.

Non resta che attendere con curiosità la stagione del 2025.

Marco Sonaglia (Teatro Pergolesi-Jesi 20 dicembre 2024).