Prosegue la stagione lirica al teatro Pergolesi di Jesi, con un’opera di Gioacchino Rossini poco frequentata: Il turco in Italia
Andata in scena nel 1814 alla Scala con tiepido successo e riabilitata sette anni più tardi. Nel 1950 con la direzione di Gianandrea Gavazzeni e l'interpretazione della Callas l'opera vive una seconda rinascita e rientra in repertorio.
Il nuovo allestimento è in coproduzione con il Teatro Sociale di Rovigo, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Coccia di Novara, Teatro Amintore Galli di Rimini e Teatro Verdi di Pisa.
La regia è di Roberto Catalano che ambienta l'opera nel pieno boom economico tra gli anni cinquanta e sessanta, con la coppia succube di attacchi consumistici, infatti Fiorella sfoglia un postal market ordinando oggetti per la casa come caffettiere, tostapane, phon, frullatori; Geronio è incollato alla tv e ingrassa con torte e merendine. Le scene di Guido Buganza avvolgono di blu tutto l'ambiente ricco di incastri e illuminato perfettamente da Oscar Frosio, ma il colore predominante è il giallo acceso, sottolineato dagli eccentrici abiti di Ilaria Ariemme.
Da una parte il giallo che rappresenta questo mondo finto, edulcorato, dall'altra il grigio e il blu delle tute degli scattanti fattorini, che sembrano riecheggiare quelle storiche degli operai della Fiat. Prosdocimo con il suo completo nero e camicia bianca si aggira con il taccuino, pronto a raccogliere l'ennesima speculazione. Dalle scalinate scendono quattro danzatrici (Martina Borroni, Beatrice Botticini, Veronica Tundis, Valentina Squarzoni) ricoperte di paillettes e piume di struzzo, che eseguono coreografie curate da Marco Caudera, come in un vecchio varietà televisivo. Lo spettacolo ha continue trovate interessanti, mantenendo sempre un ritmo travolgente e frizzante.
Hossein Pishkar è stato un ottimo maestro concertatore e direttore. Alla guida dell'Orchestra giovanile "Luigi Cherubini" ha saputo cogliere tutte le dinamiche dell’interessante partitura con tempi serrati, vorticosi sin dall'iniziale ouverture, eseguita con precisione. Il giusto volume orchestrale gli permette di controllare benissimo anche gli impegnativi concertati rossiniani. L'accompagnamento al fortepiano è stato del maestro Gerardo Felisatti. Ottimo il Coro lirico veneto diretto da Giuliano Fracasso che ha mostrato compattezza e potenza nei vari momenti a disposizione.
Nei panni del protagonista Selim c'era il basso Nahuel Di Pierro, dalla voce morbida, omogenea nei registri, con una buona emissione, una corretta dizione e una credibile recitazione. Ben eseguita la cavatinetta "Bella Italia alfin ti miro”, veramente efficace il duetto "D'un bell'uso di Turchia".
Elena Galitskaya ha convinto pienamente nell'impegnativa parte di Donna Fiorella. Il mezzo vocale è solido e sempre ben controllato, specialmente nel registro acuto. Le cavatine "Non si dà follia maggiore" e "Il zefiro si posa" hanno il giusto garbo, la grande scena del secondo atto "Squallida veste bruna" ha raffinati filati e raggiunge momenti di intensità, grazie anche ad una partecipata presenza scenica.
Don Geronio trova in Fabio Capitanucci l'interprete ideale. Il baritono da sempre è perfettamente a suo agio nel repertorio rossiniano, grazie a una verve teatrale, con strepitosi tempi comici ed una voce estesa, pastosa, che canta sulla parola come nella cavatina "Vado in traccia d'una zingara" o nei sillabati sciolti e fluidi dell'aria "Se ho da dirla, avrei molto piacere".
Francisco Brito è un corretto Don Narciso, con un timbro non particolarmente ricco di sfumature, ma che risolve brillantemente l'aria "Tu secondo il mio disegno". Daniele Terenzi è un perfetto Prosdocimo, dalla voce potente, ben proiettata e dalle spiccate doti attoriali che sottolineano il cinismo di un personaggio chiave della storia. Anche Francesca Cucuzza risulta azzeccata per interpretare Zaida con un sostenuto volume vocale e una bella interpretazione. Antonio Garès è un valido Albazar con un buon timbro limpido che emerge nell'aria "Ah, sarebbe troppo dolce".
Ottimo successo per tutto il cast da parte di un pubblico particolarmente caloroso e affascinato dal genio rossiniano.
Marco Sonaglia (Teatro Pergolesi-Jesi 10 novembre 2024)