Recensioni - Opera

Jesi: La Bohème

La stagione operistica del teatro Pergolesi di Jesi si chiude con una delle composizioni più armate di Giacomo Puccini: La Bohème

Un nuovo allestimento in coproduzione con Opéra-Théâtre de l’Eurométropole de Metz.

La regia di Paul-Émile Fourny (che abbiamo già apprezzato in varie occasioni) è di taglio classico, fedele al libretto e funzionale allo svolgimento della storia. Le scene di Valentine Bressan sono ben realizzate. La soffitta in pendenza, di stile industriale, con vetrate da atelier, bulloni, lampadine nude, la stufa, una poltrona, un tavolo con la macchina da scrivere, la tavolozza, il cavalletto e le fessure che svelano alcuni dettagli. Il caffè Momus respira Belle Époque con eleganti tendaggi rossi, il Moulin Rouge sullo sfondo, un cavallo alato e una luna che sembra un omaggio a Dalì e Bunuel. La Barriera d'Enfer con la nebbia e i suoi lampioni. Si ritorna poi alla soffitta ancora più desolante. Sempre raffinate e suggestive le luci di Patrick Méeüs, i costumi di Dominique Louis tratteggiano bene i bohémien, nel secondo squadro c'è un trionfo di piume, reti, cilindri e pince-nez.

Il maestro Jacopo Rivani alla guida della FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana propende per una direzione corretta nei tempi, con buoni colori, però poco attenta a seguire le voci. In alcuni momenti si sono sentiti degli scollamenti tra buca e palcoscenico che non hanno aiutato i cantanti. Bene gli interventi della Banda Musicale “Salvadei” Macerata. In ottima forma il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” diretto da Massimo Fiocchi Malaspina e i Pueri Cantores “D. Zamberletti” diretti da Gian Luca Paolucci.

Elisa Verzier è stata una convincente Mimì. La voce ha un'emissione morbida, omogenea nei registri, con interessanti sfumature, specialmente nell'aria "Donde lieta uscì", eseguita con eleganza. Scenicamente molto partecipe sia nell'abbandono sentimentale, che nel dramma finale.

Il tenore Matteo Roma colpito da una brutta indisposizione ha cantato regolarmente il ruolo di Rodolfo con buoni risultati. Il timbro latino è interessante e ben gestito, anche nelle parti più scoperte. Risolve con sicurezza "Che gelida manina" e il duetto "O soave fanciulla".

Giulia Mazzola tratteggia una Musetta molto energica, disinvolta, dal timbro scuro, canto fluido e meno civettuola del solito. Divertente il valzer ""Quando men vo" sopra l'altalena, con lancio di coriandoli.

Daniele Terenzi è un Marcello dalla voce potente, solida, duttile, ben proiettata, pienamente a suo agio nel canto di conversazione pucciniano. Giacomo Medici (anche lui influenzato) ha comunque delineato uno Schaunard brillante e disinvolto in scena. Eugenio Di Lieto interpreta Colline con voce calda e trova la giusta intensità nell'aria "Vecchia zimarra". Bravi anche Stefano Gennari (Benoit/Alcindoro) e Alessandro Pucci (Parpignol/venditore).

Completavano il cast Andrea Pistolesi (Sergente dei Doganieri), Bruno Venanzi (Doganiere) e i figuranti Andrea Altini, Yassine Barri, Renato Moiso, Giulia Salvarani.

Vivo successo per tutti i protagonisti da parte di un pubblico particolarmente caloroso. Una stagione veramente interessante che ha saputo coniugare riscoperte, classici e novità.

Intanto sono stati svelati i titoli del 2026: "Il trittico" (Giacomo Puccini), "Don Pasquale" (Gaetano Donizetti), "L'esecuzione" (Salvatore Passantino) e "Nabucco" (Giuseppe Verdi).

Marco Sonaglia (Teatro Pergolesi-Jesi 19 dicembre 2025)