Recensioni - Opera

Jesi: Un vampiresco Don Giovanni

La cinquantottesima stagione al teatro Pergolesi di Jesi si apre nel segno del genio di Mozart con il Don Giovanni, capolavoro della trilogia Da Ponte

Una nuova produzione insieme alla Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara, Teatro Marrucino di Chieti, Opéra-Théâtre de l’Eurométropole de Metz, NOF Nouvel Opéra Fribourg – Neue Oper Freiburg.

La regia è di Paul-Émile Fourny, che ritorna a Jesi dopo "La Rondine" di due anni fa.

Fourny vede Don Giovanni come un "antieroe", un personaggio bizzarro molto presente nella memoria collettiva al pari di Nosferatu e Dracula. Un vampiro d'amore, sempre in movimento e all'assetata ricerca delle donne.

L'atmosfera crepuscolare, notturna dell'opera è ben evidenziata dalle scene di Benito Leonori che crea un'ambientazione molto gotica, con queste grandi e grigie colonne mobili, oltre ad un intrigante gioco di specchi e di veli sottolineato dall'ottimo light designer Patrick Méeüs. Ad amplificare il senso di cupezza c'è anche il video designer di Mario Spinaci, che nei momenti più torvi (il duello iniziale con i due lupi che si azzannano, la statua che parla al cimitero, l'occhio e la bocca del commendatore alla cena, le fiamme finali sullo sfondo rosso acceso) rende lo spettacolo molto accattivante.

Belli anche i costumi Giovanna Fiorentini, che distinguono bene i personaggi (Don Giovanni in rosso, Leporello grigio molto Charlie Chaplin, Donna Anna e Don Ottavio in nero, Zerlina e Masetto in bianco, Donna Elvira in arancio) con chiari riferimenti al Dracula di Coppola, ma anche a Tim Burton ("Dark Shadows" e "Sweeney Todd"). Completamente in nero anche le figuranti Maria Cantarini, Alessandra Gigli, Monica Magnani, Giulia Salvarani con tanto di corona d'aglio e picchetto di legno.

Il Time Machine Ensemble (Nato nel 2019 dalla volontà di Fondazione Pergolesi Spontini, Casa Musicale Sonzogno e Italian Touch) di solito siamo abituati ad ascoltarlo nella riscoperta di grandi autori del Novecento o nuovi concept originali di spettacolo dedicati alla musica d’oggi. In questa occasione si presenta con un ensemble allargato e sotto la guida del maestro Arthur Fagen. Una direzione esemplare, asciutta, senza alcun cedimento al manierismo, in coerenza col tempo di Mozart, orchestra non immensa, ma sicuramente efficace, dove ha brillato in modo particolare la sezione fiati con un suono morbido e cristallino. Puntuale nei pochi momenti a disposizione il Coro Ventidio Basso di Ascoli Piceno diretto dal maestro Pasquale Veleno.

L'edizione adottata è il consueto mix di Praga e Vienna, il cast era formato da voci giovani, ma già ben consolidate.

Christian Federici è stato un perfetto Don Giovanni dal timbro accattivante. La voce è ampia, omogenea, ben proiettata, i recitativi sono curati con molta attenzione. Esegue con fluidità la dionisiaca “Fin c’han dal vino”, con dolcezza seduttiva “Deh vieni alla finestra”, con inquietudine il macabro finale. Anche scenicamente ha il physique du rôle per rendere il suo personaggio veramente credibile.

Funziona anche il Leporello di Stefano Marchisio dai forti accenti comici, a tratti molto gigioneschi. Il canto è brillante con un fraseggio mirabile e una mimica efficace. L’aria del catalogo è una delle pagine più felici della serata, eseguita con il giusto guizzo.

Louise Guenter ha interpretato Donna Elvira con molta passione. La voce è ben gestita e il timbro interessante. Parte in difensiva nella sortita iniziale "A chi mi dice mai”, trova una maggiore aderenza nelle impegnative agilità dell’aria “Mi tradì quell'alma ingrata”.

Ottima Maria Mudryak come Donna Anna, che mostra una tecnica solida, con facilità nel registro acuto, dizione curata e una forte presenza scenica. Riesce a trasmettere sofferenza in “Or sai chi l’onore”, ad essere morbida e delicata in “Non mi dir bell’idol mio”.

Valerio Borgioni sa fondere gusto, raffinatezza e calore al suo Don Ottavio. Pregevole “Il mio tesoro”, ma soprattutto "Dalla sua pace” cesellata con grande perizia, ricca di sfumature, mezze voci, con un fraseggio fine, penetrante e salutata da un grande applauso.

Gianluca Failla è un corretto Masetto dalla voce chiara e scandita, Eleonora Boaretto una pregevole Zerlina, luminosa e squillante, interpretata con la giusta leggerezza e vivacità sia in "Batti, batti, o bel Masetto" che in "Vedrai, carino". Imponente e roccioso il Commendatore di Luca Dall’Amico che ha fatto vibrare la sala di cupo terrore con il suo timbro profondo, autorevole, cavernoso.

Teatro sold out e calorosi applausi per tutti, merito di uno spettacolo dove tutto ha funzionato benissimo, bravi, cosa rara!

Il prossimo appuntamento della stagione sarà venerdì 21 e domenica 23 con "L'Olimpiade" di Pietro Metastasio.

Marco Sonaglia (Teatro Pergolesi-Jesi 17 ottobre 2025)