Recensioni - Opera

Karl Alfred Schneider trionfa a Cremona con la sua nuova versione della Bella Addormentata

Un balletto reinventato in stile moderno-contemporaneo

La Bella Addormentata che ha aperto la stagione di balletto del teatro Ponchielli di Cremona è stata davvero innovativa e fuori dal comune. La coreografia di Karl Alfred Schneider è stata divertente e mai banale, né nella vicenda, né nelle sequenze danzate. La celebre storia di Perrault è stata riscritta drammaturgicamente da Micheal Otto per i nostri giorni: una giovane coppia ricca non può avere figli e la moglie, nel timore di perdere gli agi acquisti dopo aver contratto un ricco matrimonio, decide di ingannare il marito comprando la bambina dalla colf.

I punti cardine della storia coreografata da Petipa vengono sostanzialmente rispettati, anche se la chiave di lettura è stata davvero imprevedibile. La festa per il battesimo di Aurora si svolge senza il corteo di fate che elargiscono doni, dato che la bambina, tutto sommato, non necessita di nulla, ma con una divertentissima caccia al pavone da parte dei cuochi e dei domestici di palazzo che inseguono il povero pennuto come Lupo Alberto insegue Marta nei fumetti.
La bambina cresce serena passando interi pomeriggi in giardino con la madre che le legge le favole. Ad un certo punto, la giovane principessa si ritrova a dover scegliere tra i suoi quattro pretendenti al matrimonio tirati a lucido come stalloni pronti per una parata con tanto di coccarde e numero di gara. Come molti degli uomini di oggi, questi aspiranti principi, in realtà non hanno assolutamente nulla da offrire ad una donna che di suo ha già tutto e quindi la ragazza fa inevitabilmente arrabbiare il padre che a sua volta litiga con la consorte scatenando anche una ridicolissima rissa tra gli invitati che si schierano chi con l’uno chi con l’altra. La vera madre di Aurora, che in realtà si era da subito pentita di aver ceduto la neonata alla padrona, avvelena gli ospiti con delle rose gettandoli in un sonno mortale. Anche Aurora stringe a sé una delle rose e si addormenta proprio prima dell’arrivo del ritardatario principe Desireè (perché ormai, si sa che sono gli uomini che si fanno attendere!).
Il quadro del secondo atto, ovvero quello del bosco, viene ambientato da Schneider in una foresta spettrale, nella quale il colore dominante è il nero, anziché il verde o il rosa al quale eravamo abituati da Petipa o Nureyev e gli alberi, avvinghiati tra loro in lunghe catene umane, sembrano più morti che vivi, pur nel tentativo di catturare Aurora e Desireè. Anche qui comunque Schneider non perde occasione per rispettare la tradizione russa inserendo il momento della mosca cieca.
Il terzo atto termina con il lieto fine e l’invito a corte di molti più personaggi delle fiabe di Perrault rispetto a quanto già non avesse fatto Petipa: oltre a Cappuccetto Rosso e il Lupo, il Gatto con gli Stivali, ecco arrivare anche Biancaneve e il Settimo Nano, il Principe Ranocchio, Cenerentola e le Sorellastre, tutti coinvolti in divertentissime gag che hanno davvero coinvolto il pubblico che ha applaudito più volte a scena aperta.
Davvero bravi tutti gli interpreti. In particolare, Aina Cloastermann è risultata particolarmente elegante e raffinata nei panni della regina, tanto che la sua figura spiccava tra tutti i ballerini anche in accademico nero nel quadro del bosco. Davvero divertente Anna Calvo nell’interpretazione del pavone in apertura di spettacolo. Sufficientemente perfida Natalia Palshina in Carabosse, anche se la coreografia non le ha dato la possibilità di esprimere al meglio le sue capacità. Meno convincente infine la protagonista, Rita Barão Soares come Aurora: la sua figura è risultata spesso corta e con le spalle troppo larghe, quasi maschile per certi versi.
Davvero splendidi i costumi ideati da Alfred Mayerhofer per tutti i personaggi; efficaci e mai eccessive le scene di Julia Müer.

Sonia Baccinelli  9 febbraio 2014