Un programma eclettico per tre stelle di prima grandezza della lirica
Presenza irrinunciabile nella parata di stelle che hanno impreziosito la centesima edizione dell'Arena di Verona Opera Festival, Jonas Kaufmann è tornato sul palcoscenico scaligero per un gala che lo ha visto affiancato dal soprano Sonya Yoncheva e dal baritono Ludovic Tézier. Il programma spaziava dall’opera lirica all'operetta alla musica da film in una sorta di crossover che il pubblico ha ampiamente apprezzato.
Il primo brano in programma ovvero “Recondita armonia” dalla Tosca di Puccini ha rivelato quanto il timbro del tenore tedesco si sia scurito nel corso del tempo ed anche gli acuti siano meno squillanti, tuttavia non è assolutamente venuta meno la sua grande capacità di fraseggio e l'uso magistrale delle mezze voci. Caratteristiche queste ultime che sono emerse nei due brani tratti da Otello ovvero il duetto “Già la notte densa” ed in particolare l'aria “Dio mi potevi scagliar” in cui Kaufmann ha delineato un Otello moderno ed estremamente chiaroscurato nell'interpretazione. Efficace anche il duetto finale dell'Andrea Chénier “Vicino a te s’ acquieta” grazie ad un'interpretazione intensa e generosa da parte sia di Kaufmann che di Sonya Yoncheva.
Il repertorio della seconda parte era più leggero ed ha visto il tenore più a suo agio, sia nei due brani tratti da Giuditta e Das Land des Lächelns di Franz Lehár che nella canzone “Tu che mi hai preso il cuor” ma l'apice si è raggiunto in una raffinatissima interpretazione di “Maria” da West side story di Bernstein. Ilconcerto si è chiuso con due rielaborazioni peraltro abbastanza modeste di altrettante colonne sonore ovvero “Nella fantasia” da Mission di Morricone e “Nelle tue mani” dal Gladiatore di Zimmer che hanno visto tutti e tre i cantanti disimpegnarsi egregiamente.
Se Kaufman è stato protagonista di una grande serata, non da meno sono stati i suoi colleghi di palcoscenico. Sonya Yoncheva ha fatto sfoggio di un timbro imponente e sontuoso, tratteggiando una Maddalena di Coigny Intensa e volitiva nel duetto finale dell'Andrea Chénier ed una Desdemona dai toni più introspettivi in quello da Otello. Nella seconda parte si è spinta fino al registro mezzosopranile interpretando la Habanera da Carmen ed una poetica “Somewhere” da West side story. Ludovic Tézier è stato prima un protervo Jago nel “Credo” dall'Otello, quindi un tormentato Gerard in “Nemico della patria” dallo Chénier, seguito da uno squillante Escamillo nell'area del toreador da Carmen, per concludere con due magnifiche esecuzioni di altrettante arie dal repertorio francese ovvero “Scintille, diamant” da Les Contes d’Hoffman di Offenbach e, nei bis, una cesellata “Voila donc la terrible citè” da Thaïs di Massenet.
Sempre nei bis abbiamo ascoltato uno struggente “Come un bel dì di maggio” da Kaufmann ed una solare “Mattinata” di Leoncavallo e l'immancabile “Nessun dorma” da Turandot, mentre Sonya Yoncheva, oltre a “O mio babbino caro” dal Gianni Schicchi ha regalato a fianco di Kaufmann il Brindisi dalla Traviata.
Estremamente convincente la prova dell'Orchestra della Fondazione Arena diretta per l'occasione da Jochen Rieder.
Al termine pubblico in visibilio e standing ovation per una serata che ha entusiasmato l'intero anfiteatro.