Recensioni - Opera

Königskinder di Engelbert Humperdinck per il festival tirolese di Erl

Riuscita messa in scena per una fra le opere meno frequentate del repertorio tedesco

Singolare destino per Engelbert Humperdinck, compositore renano nato nel 1854, famoso soprattutto per la sua opera Hansel e Gretel, nata quasi per caso nel 1893 e coronata immediatamente da un repentino quanto inaspettato successo. Infatti nei paesi di lingua tedesca è ancora fra le opere maggiormente rappresentate.

In verità la vita artistica di Humperdinck fu condizionata inevitabilmente dalla sua esperienza di vicinanza a Richard Wagner, che incontrerà a Napoli nel 1882 e di cui diverrà assistente per la composizione e la messa in scena del Parsifal.

I Königskinder troveranno la loro rappresentazione in forma definitiva solo molti anni dopo, nel 1910 al Metropolitan di New York. Una prima versione del 1897 a Monaco fu, ironia della sorte, pesantemente criticata sia dalla vedova di Wagner, Cosima, sia dal figlio Siegfried. Opera composita questa di Humperdinck, con una storia che deriva da varie favole e racconta di due bambini destinati a diventare re e regina, il primo per eredità dinastica, la seconda per la maledizione di una strega e che vengono scacciati dalla città di Hellastadt proprio quando, grazie alla profezia della strega, si manifestano come i futuri regnanti. Scacciati nei boschi, muoiono mangiando il pane avvelenato che la strega aveva fatto cucinare alla bimba all’inizio della storia.

Un affastellarsi di motivi dunque, dall’infanzia negata, all’ottusità della massa, fino ai più classici stereotipi delle favole. Opera che potrebbe risultare confusa, ma che invece è sublimata dalla vena sinfonica e compositiva di un Engelbert Humperdinck in stato di grazia, che compone e sorregge la complicata storia con una splendida musica, unendo motivi prettamente sinfonici a melodie accattivanti e popolari. Una bella riscoperta insomma per un lavoro che potrebbe trovare più attenzione nei repertori dei teatri.

La regia contemporanea di Matthew Wild concorre a creare il successo del lavoro ad Erl, ottimamente affiancato da Herbert Murauer, che firma scene e costumi. Il regista infatti riesce a trovare vari fili conduttori simbolici, che, pur nella complessità della storia, conducono per mano lo spettatore, con un tocco ironico e moderno. Così è per la roulotte, onnipresente in ogni atto, ma sempre con diverse funzioni; per la scarpa persa dal principe che richiama ironicamente all’affastellarsi di varie favole; per l’acqua inziale che simboleggia la primavera e la giovinezza e che si trasforma in neve foriera di morte nel finale. Geniale poi l’organizzazione del secondo atto, in cui una tribuna da festa popolare, simboleggia l’attesa dei “re bambini” e l’ottusità della massa che vuole assistere ad uno spettacolo che sia di suo gradimento, per poi scacciare i poveri bambini quando questi non rispecchiano la “favola” che il popolo si aspettava di vedere. La densità di riflessioni e di motivi nell’opera è notevole e il regista bene ha fatto a metterli in luce, lasciando poi al pubblico la selezione dei motivi da portarsi a casa.

Karsten Januschke, a capo dell’orchestra dei Tiroler Festspiele, esalta magistralmente l’inventiva sinfonica di Humperdinck, portando l’orchestra ad esprimersi al meglio. Mattatore della serata lo Spielmann del baritono canadese Iain MacNeill, che ha mostrato una voce salda e timbrata, dai fiati lunghi e controllati, di timbro adamantino e accattivante. Complice l’efficace e atletica presenza scenica è stato il beniamino della serata. Ottimi anche i Königskinder: Gerhard Schneider, tenore ben impostato e dalla voce scura e Karen Vuong, soprano americano dai begli accenti, solo un po’ affaticata nel primo atto. Katharina Magiera è stata una strega dal corrusco timbro di mezzosoprano ma sempre svettante negli acuti, molto applaudita per la sua interpretazione. Sempre professionale e preparato il resto del numeroso cast: Magnùs Baldvinsson, Jaeil Kim, Franz Mayer, Oskar Hillebrandt, Keisey Lauritano, Valerie Eickhoff, Denis Lazovskiy, Dimitri Koulakov e Alena Sys.

Grandi applausi per tutti a fine serata.

R. Malesci (17/07/21)