Recensioni - Opera

L’Opera da Tre Soldi al Berliner Ensemble

Barrie Kosky firma una regia perfetta del capolavoro di Bertold Brecht

Metti una sera a Berlino nel teatro che fu di Bertold Brecht, il Berliner Ensemble; metti il suo capolavoro Die Dreigroschenoper, ovvero “L’opera da tre soldi”, con le musiche di Kurt Weill; metti regia e messa in scena curate da Barrie Kosky; metti un ensemble di cantanti attori bravo, coeso e affiatato e avrai la serata perfetta di teatro.

Questo è lo spettacolo che il Berliner Ensemble ripropone regolarmente, nella tradizione del teatro di repertorio tedesco, dal 2021.

Barrie Kosky riproduce i grovigli dei sobborghi londinesi con una imponente struttura metallica verticale, tre piani praticabili, tutti spigoli, terrazze e piattaforme fra cui gli attori devono districarsi non senza fatica. La scena è di Rebecca Ringst. La struttura inizialmente a proscenio di muove poi su binari, raddoppiando e triplicando gli ambienti e gli scenari possibili. Il fumo e le luci di taglio fanno il resto creando sempre visioni nuove e suggestive per il pubblico. Non manca il riferimento al teatro, al cabaret tipico degli anni della repubblica di Weimar, con sipari scintillanti che all’inizio nascondo la scena e da cui i cantanti sbucano con la testa, oppure giocano davanti al sipario come fossero in un teatro di rivista. Una sorta di continuo straniamento fra realtà e finzione, fra teatro classico e teatro epico nel puro stile brechtiano.

La regia è curata nei dettagli e gli interpreti, ormai rodatissimi, sono nel complesso magistrali per aderenza allo stile e capacità di unire canto e recitazione ai massimi livelli. Non mancano le trovate spassose, come dare al capo della polizia la caratterizzazione di uno svagato e crudele Charlot, oppure il cigolante carrettino dell’ultima cena di Mackie Messer con tanto di veri asparagi con salsa.

Assolutamente indimenticabile poi la conclusione del primo tempo, con tutti i personaggi disposti in controluce sulla scenografia a varie altezze ad intonare il coro “Wovon lebt der mesch”.

Nel finale poi Mackie Messer viene sollevato a diversi metri di altezza e “veramente” impiccato prima che giunga il provvidenziale perdono del Re, solo allora il personaggio “resuscita” e danza nell’aria come un angelo beffardo. Tutto è teatro, tutto è finzione, tutto è provocazione finalizzata alla riflessione, questa era la lezione di Brecht perfettamente colta da Barrie Kosky.

Nel cast spicca il Mackie Messer di Nico Holonics, provocatorio e ironico, mobilissimo; perfetto nel canto, assolutamente convincente nella recitazione. Non da meno il veterano Tilo Nest come Peachum, magistrale nel condurre la prima parte e il finale. Spassoso e ben caratterizzato il Brown di Kathrin Wehlisch, che azzecca una sorta di Charlot distratto e crudele, sempre supportata da una voce ben gestita e comunicativa.

Ottima anche la Spelunkenjenny di Bettina Hoppe, che incanta con l’interpretazione delle sue ballate e ha una recitazione secca e sorvegliata. Laura Balzer interpreta una Lucy esagitata e graffiante, affiancata dalla Polly composta e simpatica di Cynthia Micas. Pauline Knof era un’ottima ed elegante Signora Peachum.

Completano splendidamente il cast Julia Berger, Katharina Beatrice Hierl, Teresa Scherhag e Dennis Jankowiak. Adam Benzwi dirigeva in modo impeccabile l’orchestra, coinvolta spassosamente nell’azione durante il primo atto.

Serata indimenticabile a Berlino. Lo spettacolo resta in repertorio al Berliner Ensemble. Vale il viaggio.

Sala esaurita e scroscianti applausi nel finale.

Raffaello Malesci (Venerdì 29 Marzo 2024)