Recensioni - Opera

La Battaglia di Legano con un grande cast al Festival Verdi di Parma

Protagonisti Antonio Poli, Marina Rebeka e Vladimr Stoyanov

Al Festiva Verdi ritorna una proposta di nicchia, La battaglia di Legnano, titolo pochissimo eseguito che infiammò il popolo italico fin dalle prime rappresentazioni. Essendo un primo Verdi è difficile da cantare in quanto le tessiture sono molto alte, per esempio quella del baritono rasenta il ruolo tenorile. Per fortuna, però, è stato un scelto un cast di indubbio valore, composto da tre gioielli del canto verdiano, e non solo.

Cominciamo dalla regia di Valentina Carrasco, che si è riscattata dopo il pessimo e brutto Simon Boccanegra. Qualche imperfezione c’era, ma nel complesso la regia era fluida e coerente con la storia. La rappresentazione era forse meno patriottica dell’atteso con la scelta di mettere in primo piano un cavallo morto con la testa mozzata, ad indicare le vittime di guerra involontarie. Belle anche le proiezioni visive sui teli durante il preludio e tra gli atti.

I cavalli erano coerenti con la tematica della La Battaglia di Legnano, meno le divise dei soldati della prima guerra mondiale. I costumi di Silvia Aymonino con cui erano vestiti i coristi ricordavano l’epoca dei fatti, mentre i protagonisti vestivano costumi atemporali, come di solito avviene, con una camicia rossa sotto una specie di divisa militare, indossata dal comandante Rolando.

Se ho trovato molto bello il movimento dei cavalli, le luci di Marco Filibeck non sono apparse perfette, soprattutto i tre fari puntati contro il pubblico, che ha dovuto chiudere gli occhi tanto erano accecanti. Le scene di Margherita Palli erano funzionali e molto spoglie. Criticata da una parte del pubblico la stalla da cui fugge Arrigo rinchiuso da Rolando, mentre nella storia dovrebbe saltare da una torre nel sottostante fiume.

Ma veniamo ai protagonisti veri, i cantanti e la musica.

Il direttore d’orchestra Diego Ceretta è giovanissimo. Agitato per il debutto ha diretto con gagliarda passione questo spartito guerresco, anche se qualche volta con tempi non coesi con il palcoscenico, soprattutto nelle parti corali.

Il pubblico di Parma non gradisce, era già successo l’anno scorso, l’interferenza del Teatro Comunale di Bologna con il suo coro e orchestra nel Festival Verdi. Forse per questo motivo il direttore non ha ricevuto molti applausi e qualche isolato segno di disaccordo, non meritato. Anche il Coro diretto dal maestro Gea Garatti Ansini non è stato applaudito moltissimo, ma in qualche momento in effetti il suono non era perfettamente compatto.

Come dicevo all’inizio, quest’opera è poco rappresentata perché per portare a casa il risultato di una recita di successo ci vogliono 3 cantanti campioni.

Cominciamo con il tenore Antonio Poli che interpretava Arrigo. È un giovane dotato di un bello squillo, un vero tenore italiano che mi ha ricordato Lucchetti, capace di emissione precisa sia negli acuti che nelle note gravi. Ruolo impervio quello di Arrigo, quasi sempre in scena con arie e recitativi che si ripetono con continuità. La sua interpretazione ha ricevuto scroscianti applausi alla fine dello spettacolo.

Altrettanto difficile il ruolo di Lisa affrontato con sicurezza dal soprano Marina Rebeka. Questo soprano ha una voce tagliente, forse un po’ metallica, ma ha una tecnica che le ha permesso di portare a casa un meritato successo. Ha incantato per sicurezza e dolcezza nei momenti più intimi dell’opera, il pubblico ha gradito e le ha tributato molti applausi.

Rolando era interpretato dal baritono Vladimir Stoyanov, veterano del Festival e atteso da tutto il pubblico in questo difficile debutto. Il ruolo di Rolando ha una tessitura quasi tenorile e va affrontato con una tecnica d’acciaio, senza sbavare, altrimenti si rischia la stecca. Arie, recitativi e cabaletta hanno messo a dura prova la vocalità di questo baritono dalla voce di velluto. Il direttore d’orchestra ha voluto che sia il baritono che il soprano cantassero due volte le rispettive cabalette, cosa mai successa nelle edizioni precedenti di questa opera. Stoyanov è stato perfetto in tutta l’opera, apprezzato soprattutto nel terzo atto dove la sua bravura è stata sottolineata da applausi convinti.

Da apprezzare il Federico Barbarossa di Riccardo Fassi, e il Marcovaldo di Alessio Verna.

Al debutto gli allievi dell’Accademia Verdiana Emil Abdullaiev come Primo Console di Milano, Bo Yang come Secondo Console, Arlene Miatto Albeldas come Imelda e Anzor Pilia nel doppio ruolo di Scudiero di Arrigo e di Araldo.

Grande successo alla fine, spettacolo da ricordare e da non perdere le successive repliche del 4 e 20 ottobre.