Cast molto applaudito nell'allestimento capolavoro di Franco Zeffirelli
Sotto un cielo terso ed un clima decisamente piacevole, la Carmen di Zeffirelli è stata una godibile serata di buona musica sia per gli affezionati dell’Arena, ma soprattutto per i numerosi turisti che hanno riempito l’anfiteatro romano. Il titolo di Bizet nella regia del maestro toscano è sempre assolutamente godibile, anzi si potrebbe affermare che è uno tra i suoi lavori meglio riusciti. Le variopinte masse areniane, le scenografie classiche con note vintage, la partecipazione dei bambini cantanti/attori, l’intervento dei ballerini di flamenco, nonché la presenza di animali in scena rendono viva e vivace quest’opera fino all’ultima nota.
La fondazione Arena ha dedicato la serata al famoso tenore Carlo Bergonzi nato il 13 luglio 1924 e protagonista di tante stagioni veronesi.
Nel primo atto una tra le scene più graziose è sempre quella del coro di voci bianche. I bambini, diretti dal maestro Paolo Facincani sono stati assolutamente perfetti e fa tanta tenerezza vederli così compiti e parteci del loro ruolo.
Aigul Akhmetshina è stata una Carmen assolutamente convincente sia per le apprezzabili doti canore che per la sicura presenza scenica. La giovane artista proveniente da un piccolo villaggio nella repubblica di Baškortostan (ex Baškiria ai tempi dell’Unione Sovietica e terra natale Ildar Abdrazakov e di Rudolf Nureyev) ha dimostrato grande forza e morbidezza allo stesso tempo, unite alla necessaria sensualità richiesta dal ruolo. Un successo sotto tutti i punti di vista e allo spettatore più attento non sarà sfuggita la sua flessibilità non solo canora, ma di tutto il corpo. Un’artista completa che ha lasciato il segno nel pubblico e che ci auguriamo di rivedere quanto prima anche in altri ruoli.
Il tenore americano di origini italiane Freddie De Tommaso ha interpretato Don Josè. Inizialmente partito con qualche incertezza, ha saputo poi riguadagnare terreno con assoli e duetti di tutto rispetto.
Micaela è stata interpretato dal giovane soprano Daria Rybak, che ha impressionato per le straordinarie note brillanti. Elegante, timida, ma non sprovveduta, ha pennellato la sua Michaela con sapienza fuori dal comune. La sua voce è sempre risultata nitida, dolce e soave. Ha saputo reggere la parte della in maniera credibile e totalmente appropriata. Il pubblico l'ha ripagata con un caloroso applauso al termine di “Je dis que rienne m’épovante”
Il baritono uruguaiano Erwin Schrott ha vestito i panni di Escamillo in maniera tutto sommato accettabile, dato che sue doti attoriali sono ormai decisamente superiori a quelle vocali che risentono dell’inesorabile trascorrere del tempo.
Buona prova e funzionale alla messa in scena il resto del cast: Chiara Maria Fiorani (Frasquita), Alessia Nadin (Mercédès), Jan Antem (Dancairo) Vincent Ordonneau (Remendado). Il quartetto dei contrabbandieri è uno dei momenti più leggeri e scorrevoli dello spettacolo. Gabriele Sagona (Zuniga) e Fabio Previati (Morales) completano i ruoli con la consueta garanzia di bel canto.
Infine nel cambio scena dell’ultimo atto abbiamo visto finalmente protagonisti i ballerini della Compagnia Antonio Gades fronteggiarsi in momenti di grande abilità tecnica. I pezzi di flamenco hanno corroborato la tradizione del folklore cui è associato il nome dell’opera nell’immaginario collettivo: la novella scritta da Prosper Merimée e musicata da Gerges Bizet ha un’anima francese, ma cuore spagnolo e nell’economia della riuscita della serata la danza è stato un ulteriore cameo regalato al pubblico.
Leonardo Sini ha diretto l'orchestra dell'Arena di Verona in modo ottimale; ha saputo mantenere il giusto ritmo, regalando molti momenti di lirismo. In particolare, sono state assolutamente suggestivi il Preludio e l’Entr’acte che precede il terzo atto.
Imprescindibile protagonista anche il coro della fondazione Arena diretto dal Maestro Roberto Gabbiani.
Sonia Baccinelli
Verona, 13 luglio 2024