Recensioni - Opera

La Tosca di Lucio Dalla in Arena

Molti rimpianti per un progetto comunque interessante

E’ un progetto ambizioso quello che il produttore David Zard porta avanti con Tosca Amore Disperato: convincere il pubblico che il melodramma italiano non è finito all’inizio del Novecento e che è possibile un processo di “democratizzazione” dell’opera per renderla più vicina al gusto degli spettatori dei nostri giorni. La giusta dose di orgoglio e di convinzione nei propri mezzi lo porta anche a dire che “il musical americano è tutt’altro genere rispetto alla poesia e alla storia che trasmettiamo con le nostre produzioni”.
Il tentativo è quello di costruire sulle vestigia del grande melodramma italiano (ma anche della nostra migliore commedia musicale) un genere nuovo e più moderno, che d’un tratto riporti l’Italia al centro della scena del teatro musicale. Per farlo, in questa Tosca sono stati coinvolti nomi eccellenti: Lucio Dalla per le musiche; Giorgio Armani per i costumi; Daniel Ezralow per le coreografie. Nessun elemento è lasciato al caso in una produzione che si impone a livello internazionale anche per l’impressionante armamentario tecnologico messo in campo.
Eppure, qualcosa in questa macchina non funziona.
La musica di Dalla affiora qua e là senza riuscire a catturare lo spettatore e condurlo per mano lungo lo sviluppo drammatico della storia. I costumi di Armani si intravedono, ma sono a volte messi in ridicolo da discutibili scelte di regia (a cosa vale far spogliare delle suore che si erano già presentate in abiti di velluto rosso?). Le coreografie di Ezralow sono troppo elementari e non aggiungono né dinamismo né intensità a una scena spesso piatta. Non si dimentichi, infine, che ieri era presente anche l’orchestra del Festival Puccini di Torre del Lago, ben diretta dal maestro D’Onghia, ma troppo spesso coperta dall’eccessiva amplificazione delle basi registrate.
Fra le note positive ci sono sicuramente le interessanti voci di Rosalia Misseri (Tosca) e di Graziano Galatone (Cavaradossi). E’ sembrata meno indovinata, invece, la scelta degli altri interpreti, con una nota negativa per Iskra Menarini (Sidonia) imprecisa sull’unica “aria” – Amore Disperato -  in cui emerge il genio di Dalla, altrimenti poco incisivo nel resto dello spettacolo. Vale poi, per tutti, la considerazione che nel teatro musicale non basta la voce; ci vuole anche una capacità di recitazione che gli interpreti di ieri devono ancora rafforzare (vista anche l’insistenza della regia nel proiettare primi piani dei performer sui maxischermi).
I presenti in Arena (lontana dal tutto esaurito) hanno però mostrato di gradire. Forse l’abitudine alle mediocri performance televisive di attori e cantanti sta indirizzando il gusto del pubblico verso qualcosa che questa Tosca riesce a intercettare, ma il risultato è decisamente non all’altezza delle premesse: il rapporto con la tradizione operistica italiana finora si limita al nome dello spettacolo e il confronto con la Tosca di Puccini ci sembra del tutto fuori luogo.
Tommaso Lavegas (13/09/2009)