Recensioni - Opera

La poesia del vento: raffinato balletto di danza classica tradizionale ispirato all’arte della calligrafia e della storia della Cina

La Compagnia Accademica di Danza di Pechino nel cortile della Pilotta di Parma

Lo spettacolo inizia con un balletto interpretato solo dalle donne: le ballerine indossano splendidi abiti verdi con una manica bianca più lunga sul braccio destro, portano sulla testa un’acconciatura tradizionale molto elegante e calzano le minuscole scarpette dal tacco alto (in cinese "qiao", cioè trampolo) che conferiscono un’andatura graziosa e leggera. Il gruppo balla per lo più con sequenze a canone, mentre una solista abbigliata in bianco esegue movimenti dolci ed armoniosi. Tranquillità, grazia e gentilezza sono valori a cui, secondo la cultura tradizionale cinese, deve tendere la vita umana.
Uscite le donne entrano "Zhong Kui" e il fantasma. La scena è tagliata in diagonale da un telo bianco che, insieme alle percussioni, contribuisce ad aumentare il senso di angoscia e di aspettativa nel pubblico. Anche i cinque ballerini che entrano sono mascherati così da accrescere l’aspettativa: poi in un attimo i ballerini iniziano a spostarsi da una parte all’altra del palco con salti spettacolari e atterraggi morbidi come quelli dei felini. Rientrano le donne che fanno ondeggiare le "Maniche d'Acqua" con movimenti ispirati ai nastri della ginnastica artistica: la stoffa viene lanciata in tutte le direzioni, creando un’atmosfera molto suggestiva di colori e luci. Poi "la Spada" taglia "i Capelli" con il riferimento simbolico ad aspetti dello spirito classico cinese.
Seguono “Il pescatore solo nella neve", "Stormi d'uccelli scompaiono in lontananza" e "Innamorati passeggiano sotto l'ombrello", tutti capolavori di leggerezza, sensibilità e grazia  senza paragoni con l’idea di trasmettere una pace ed una serenità di altri tempi. In particolare gli innamorati con l’ombrello sono stati sono stati un cammeo di una dolcezza infinita.
Il balletto a chiusura del primo tempo, in occidente sarebbe stato un walzer e gli abiti lo ricordavano per certi versi. Uomini e donne erano vestiti alla stessa maniera con ampie gonne di garza di tulle a doppia ruota che fluttuavano magicamente nell’aria. Per i colori solo bianco e nero come l'inchiostro che scorre sulla carta richiamando la forza e l'eternità della vita umana.
Mentre nella prima parte dello spettacolo sono stati privilegiati i sentimenti della dolcezza e della tranquillità, la seconda è stata invece più improntata sulla fisicità e sulla forza.
Il balletto che ha aperto il secondo tempo si intitola “Il canto di Ta” e si tratta di una danza popolare femminile di gruppo dell'etnia Yilan, nata nel periodo compreso tra le dinastie del Nord e del Sud (420 - 589 d.C.). La danza esprime l'emozione romantica e l'entusiasmo della giovinezza delle donne cinesi attraverso l'approccio tradizionale di "danzare cantando". La compagnia ha  ricreato il brano rifacendosi ad antiche immagini ed alle descrizioni contenute nelle poesie classiche cinesi. La prima parte della danza necessitava di una grandissima preparazione atletica, mentre nel secondo pezzo i movimenti sono stati più lenti e legati. L’uso del ventaglio e la tecnica di giri hanno strappato un applauso davvero meritato per le dodici interpreti tutte bravissime.
Poi una spettacolare danza maschile dedicata alla memoria dell'imperatore Qin che, dal 221 al 207 a.C., unificò la Cina e del quale i successori dinastici immortalarono la memoria, seppellendo nella sua tomba il celebre Esercito di Terracotta. La danza dà prova del coraggio dei Cinesi utilizzando la tecnica d'abilità ed espressività della danza tradizionale cinese, con movimenti uniti al ritmo incalzante della musica popolare "I Grandi Tamburi di Jiangzhou". Equilibri perfetti che non hanno nulla da invidiare ai nostri ballerini classici, con aperture oltre i 180° sia in flex a piede piatto sotto che in relevée e punta tirata in alto.
Ispirata ad un antico poema omonimo, l’assolo del fiore di loto esalta la grazia ed il fascino del loto, identificandolo con la bellezza femminile tradizionale. Sia quando fiorisce al sole, sia quando trema alla pioggia d'autunno, il loto, che nasce nel fango senza venirne sporcato, è simbolo di purezza e nobiltà d'animo. Davvero virtuosi i numerosi giri con spot a terra e con le braccia avvolte nelle maniche ampie che girano creando un vortice indescrivibile.
In un altro assolo, una gru solitaria, elegante, fiera e riservata, diviene l’immagine simbolo dell'intellettuale cinese
Nell'antica Cina le truppe marciavano in battaglia al suono dei tamburi, che avevano lo scopo di incoraggiare i soldati e al tempo stesso di impressionare il nemico. Il tamburo simboleggia lo spirito, la danza è simbolo di forza, l'alcool infonde coraggio. I danzatori "ubriachi" esprimono l'energia e il suono della vita. Quattro solisti davvero eccezionali, ma gli altri otto ballerini non erano da meno, hanno dato prova di un’agilità da acrobati del circo mista alla tecnica della danza tradizionale cinese che ha più volte strappato applausi a scena aperta ottenendo un enorme consenso da parte di tutto il pubblico presente.
Lo spettacolo si è infine chiuso con un pezzo che ha messo nuovamente in scena quasi tutta la compagnia su musica di un celebre concerto per pianoforte e orchestra su motivi de "La Cantata del Fiume Giallo", dedicata al Fiume-Madre, culla della civiltà cinese. Con questo brano si vuole esprimere la liberazione delle masse contadine e l'orgoglio della costruzione di una nuova e libera Cina.

Sonia Baccinelli venerdì 15 luglio


In occasione dell'anno culturale cinese in Italia, la Compagnia Accademica di Danza di Pechino, venerdì 15 luglio ha presentato il balletto La poesia del vento. Lo spettacolo, messo in scena nel cortile della Pilotta di Parma, è diviso in due parti: la prima parte si ispira all’arte tradizionale della calligrafia con una suite di brani tratti dal balletto “L’inchiostro e la polvere”; la seconda parte comprende pezzi che alludono alla storia, remota e recente, della Cina, dall'unificazione dei Quattro Regni in un unico stato, alla lotta contro l'invasione giapponese e per la costruzione di una Nuova Cina.