L'esaltazione della quotidianità nell'ultimo spettacolo di Daniel Ezralow al Teatro Nuovo
"Perché essere straordinario quando puoi essere te stesso" si chiede (e ci chiede) il coreografo americano Daniel Ezralow nel suo ultimo lavoro approdato anche al Teatro Nuovo di Verona all'interno della rassegna L'altro teatro.
In una società dove lo straordinario è d'obbligo, dove tutto deve essere eccessivo, dirompente, per essere meritevole d'attenzione, Ezralow inverte la direzione e invita a ricercare il particolare all’interno del quotidiano, in una sorta di minimalistica esaltazione di quella che è la vita di ogni giorno.
Potendo contare su un ensemble di dieci danzatori di varie nazionalità, il coreografo americano ha allestito uno spettacolo di poco più di un’ora in cui abbiamo assistito ad una seria di quadri che rappresentano immagini della vita di tutti i giorni: dai “colletti bianchi” che all’inizio si muovono come pistoni all’interno di un ingranaggio; alle finestre di un ipotetico condominio in cui uomini e donne vivono le loro solitudini, ma anche le loro possibilità di contatto; ad una corsa frenetica dal ritmo quasi futurista che termina con un crollo collettivo dei ballerini sul divano in perfetto stile “famiglia Simpson”.
La colonna sonora, tanto variegata quanto efficace, si è dipanata disinvoltamente dalle atmosfere più raccolte di Ludovico Einaudi e de Les Mystères des Voix Bulgares al pop dei Beatles o all'intensa Thank you di Alanis Morissette, per arrivare al catartico finale sulle note di A beautiful day degli U2.
Perfette le luci di Marco D’Andrea e Giandomenico Barbon, i video di Michele Fuccio e Francesco Paglia, e tutto l’apparato tecnico che ha saputo creare un ambiente ideale in cui hanno avuto modo di esprimersi gli eccellenti Marcus Bellamy Bruno Centola , dalla Virginia, Roberta Miolla, Jessica Villotta, Ryan Daniel Beck, Adele LeRoi Nickel, Christopher Tierney, Anna Gargiulo, Gianluca Falvo, capitanati dalla trascinante Tyler Gilstrap.
Accoglienza entusiasta da parte del pubblico, ripagato da un coinvolgente bis in cui i ballerini sono letteralmente saltati in platea, rompendo anche l’ultima barriera che separava ordinario e straordinario.
Davide Cornacchione 13 marzo 2009