Recensioni - Opera

La tempesta del Bayerisches Staatballet a Verona

Il capolavoro shakespeariano reinterpretato come balletto per la coreografia di Ivan Liška

In occasione della ricorrenza del 60° Festival Shakesperiano, il Bayerisches Staatballet di Monaco nelle serate 17-18-19 luglio ha presentato al Teatro Romano di Verona il balletto “La Tempesta”. La coreografia portava la firma del direttore artistico Ivan Liška che ormai da dieci anni ricopre questa carica.
Ivan Liška è stato per vent’anni l’ètoile più importante dell’Hamburg Ballet di Neumeier che gli ha spesso affidato i ruoli principali dei suoi lavori; la compagnia bavarese ha così potuto attingere ad una vasta e completa esperienze per giungere ai livelli cui oggi si presenta. Liška ha portato infatti al successo internazionale il Bayerisches Staatballet grazie alle numerose tornée all’estero, in particolare con il trionfo a New York.
 

'La tempesta', scritta da Shakespeare negli anni 1611-1612, narra le vicende di Prospero duca di Milano. Interessato più ai libri e alla magia che al ducato, Prospero viene spodestato dal fratello Antonio. Imbarcatosi su una nave con la figlia Miranda, arriva in un'isola dove vivono Calibano figlio di una strega, e alcuni spiriti, tra cui Ariel. Prospero regna per dodici anni sull’isola. Un giorno, grazie alle sue arti magiche, fa naufragare vicino all'isola una nave che trasporta Alonso re di Napoli con il figlio Ferdinando e Antonio, fratello dello stesso Prospero. Tutti i naufraghi riescono a raggiungere l'isola, ma Ferdinando rimanendo indietro rispetto ai dai compagni, incontra Miranda e se ne innamora venendo ricambiato. Prospero gli fa un incantesimo. Ariel, per ordine del suo padrone, terrorizza Antonio e Alonso, che si pentono delle loro malefatte. Prospero libera Ferdinando dall'incantesimo, gli dà in sposa Miranda, perdona il fratello a patto che restituisca il ducato. Dal canto suo Prospero rinuncia alla magia, libera Ariel e salpa per l'Italia lasciando Calibano padrone dell'isola.
L’intento di Liška è stato quello di tradurre in azione coreografica un testo come quello della Tempesta tutto improntato sulla parola. L’impresa, decisamente ardua, non è parsa del tutto riuscita: sebbene siano risultati chiari i diversi registri affidati ai vari personaggi, l’idea generale della trama sfuggiva anche allo spettatore che conoscesse la trama dell’opera. Qua e là si intuivano dei passaggi, ma la trama è stata resa talmente labile da essere spesso incomprensibile. Sono stati molto belli i pezzi corali, anche se le idee coreografiche risultavano solamente accennate e mai sviluppate appieno: la bellissima idea degli scacchi, che avrebbe potuto connotare tutto il finale, è stata usata con troppa parsimonia e forse, a qualche spettatore non del tutto attento, potrebbe essere anche completamente sfuggita, pur essendo davvero un’idea geniale.
Le scelte musicali, ricadute su brani di Anton Bruckner, Jean Sibelius e Piotr Ilic Ciaikovskij, sono risultate alla lunga noiose e piatte, pur ricreando in taluni momenti l’atmosfera adatta ad alcune scene. In alcuni punti il continuo ripetersi della coreografia a canone non aveva alcun senso rispetto all’andamento musicale.
Costumi, scene e luci si potrebbero definire minimalisti, ma molto efficaci; il costume del corpo di ballo dava l’idea dell’evanescenza, ricordando ora l’aria, ora l’acqua, ora la terra a seconda delle sfumature di luce usate.
Tutti di altissimo livello tecnico i ballerini: mai una sbavatura, né un’imperfezione, anche se la coreografia non ha reso giustizia alle loro eccezionali potenzialità artistiche e tecniche.

Sonia Baccinelli 19 luglio 2008