Aqua Trobia è un poema in cui Achille Platto, partendo dai ricordi della propria infanzia, racconta della vita in campagna partend...
Aqua Trobia è un poema in cui Achille Platto, partendo dai ricordi della propria infanzia, racconta della vita in campagna partendo dagli anni '50, e del rapporto con Dio che lui ha vissuto in quel periodo. L'immagine trasmessa in questa rievocazione è quella di un Dio trionfante ma distante, quasi ostile, o comunque noncurante delle miserie umane e che non è in grado, o non vuole, rispondere alle domande del bambino.
Il tutto passa attraverso il racconto della vita in campagna, ed è in questi passaggi che il poeta raggiunge i momenti più lirici ed intensi, momenti nei quali Sergio Mascherpa, che in scena rappresenta l'autore, risulta particolarmente partecipe ed efficace.
D'altra parte, però, il dialetto bresciano sta diventando una lingua sempre più distante dal pubblico, e questo genere di operazioni sembra più che altro legato alla salvaguardia di un patrimonio che ormai si sta estinguendo, quasi fosse una conservazione museale di una cultura antica. Ecco quindi che nonostante sia Sergio Maschepa che Bruna Gozio, che contribuisce alla narrazione, siano risultati estremamente efficaci, alla fine in più di un'occasione si è manifestata una certa fatica nel seguire lo spettacolo, una fatica che il minimalismo dell'allestimento non hanno aiutato ad alleviare.
Vero è che si trattava comunque di un testo poetico e quindi non prettamente nato per il teatro, per cui Paolo Bessegato, curatore della riduzione e della regia, ha scelto di lasciare più spazio possibile alla parola riducendo al minimo movimenti e azioni, quasi creando dei piccoli "tableaux vivants" che racchiudevano i singoli momenti, ma alla lunga questa immobilità ha rischiato di scivolare nella monotonia.
In conclusione una proposta senz'altro interessante, ma dedicata sicuramente ad un pubblico adatto.
D.Cor. 9/2/02