Recensioni - Opera

Le due facce di Petruccio

La Bisbetica domata è un testo giovanile di Shakespeare, nato dalla fusione di due novelle di origine italiana (quella della conqu...

La Bisbetica domata è un testo giovanile di Shakespeare, nato dalla fusione di due novelle di origine italiana (quella della conquista di Caterina e quella dell’amore di Bianca e Lucenzio) introdotte dall’episodio della recita organizzata come beffa all’ubriaco Sly, unica vera invenzione shakespeariana, che conferisce all’opera una moderna componente metateatrale.
A causa di questa sua origine composita la commedia si risolve in una serie di scene che molto spesso paiono dei pezzi chiusi, che iniziano e si concludono autonomamente, quasi la storia procedesse per giustapposizione di singoli episodi più o meno legati tra di loro. È evidente quindi come con un impianto del genere una delle tante letture possibili sia quella di risolvere il tutto in una chiave quasi cabarettistica virando sui toni del surreale e della comicità dinamica, come infatti il regista Matteo Tarasco ha scelto di fare, complice anche la scelta di un protagonista dalle ampie frequentazioni televisive quale Tullio Solenghi nel ruolo di Petruccio.
Recuperando l’antica tradizione del teatro elisabettiano la linea interpretativa ha portato ad uno spettacolo in cui anche le parti femminili sono state interpretate da uomini (molto bravo Francesco Bonomo nel ruolo di Caterina, a mio avviso il migliore sul palcoscenico), scelta che ha contribuito ad accentuare la componente dinamica soprattutto nella prima parte. Tutte le scene sino al matrimonio sono infatti state caratterizzate da episodi spesso surreali e sopra le righe condotti ad un ritmo molto sostenuto, al quale hanno contribuito i non pochi tagli operati al testo, alcuni dei quali forse eccessivi, al punto che spesso la piena comprensione della storia è diventata quasi impossibile. Nonostante però più di una perplessità dal punto di vista filologico l’abbondanza delle trovate è riuscita a conquistare il pubblico e a consentire di superare senza traumi alcune incongruenze e buchi drammaturgici.
Con l’arrivo di Petruccio e Caterina a casa tutto è cambiato. L’atmosfera si è fatta molto più cupa, e l’ammansimento della bisbetica ad opera del marito ha assunto i toni della brutalità e della violenza, pur mantenendo i toni della commedia si intende. Ma se dal punto di vista della recitazione questa brusca sterzata non ha inficiato il risultato (anzi, nel momento in cui ha abbandonato il suo solito stile guascone ed ha cercato un registro più drammatico Solenghi ha fornito la sua prova migliore), l’economia complessiva dello spettacolo ne ha un po’ risentito, al punto che, sia per mantenere comunque la produzione petrucciocentrica, sia per probabili questioni di ritmo sono state del tutto eliminate le scene relative alla conclusione della trama di Bianca e Lucenzio, lasciando i due giovani innamorati un po’ sospesi in aria.
In conclusione uno spettacolo forse un po’ discontinuo ma sicuramente efficace a cui hanno contribuito le belle scene di carmelo Giammello ed i coloratissimi costumi di Andrea Viotti. La recitazione, prevalentemente caricaturale e macchiettistica, è stata puntuale ed impeccabile da parte di tutta la compagnia, che ha dato prova di precisione e professionalità.

Davide Cornacchione 17 luglio 2005