Fino al 16 novembre il teatro Regio di Torino ospita Mozart con Il Ratto dal Serraglio
L’allestimento è dell’Opéra Royal di Versailles, sul podio il barocchista e organista Gianluca Capuano, debutta con il suo primo Regio e con il suo primo Ratto; grande concertazione, la giocosità mozartiana è intrisa dei colori caleidoscopici della scenografia; una turcheria fatta musica! Sinfonia sì, ma anche vocalità a ogni singolo strumento. Traduce in suono la libertà mozartiana che c’è in questo libretto, totalmente scevra dalla tradizione operistica italiana. Questo grazie al singspiel largamente usato in Mozart e voluto dall’imperatore Giuseppe II per vivificare ragioni nazionalistiche. Questo permise a Mozart di rivolgersi a un pubblico più popolare.
Il ratto dal serraglio è un’opera politica dove l’Illuminismo cerca ragione nel riscatto di un popolo. In realtà è un luogo assai comune della contrapposizione fra un popolo barbaro e gli europei emancipati; alla fine il vero illuminato è proprio il Pascià Selim: essere umani e buoni e perdonare senza egoismo. Il rapitore che perdona tutti secondo i principi di tolleranza dell’Illuminismo.
Mozart a Torino due secoli e mezzo prima. L’accostamento con la Torino esoterica e col mondo massonico. Il ratto dal serraglio è infatti la germinazione di simmetrie che vedranno la luce nel Flauto magico, la sua opera massonica per eccellenza. Dietro allo sfavillio barocco c’è una zona d’ombra misteriosa, e in questo Mozart e Torino sono simili.
Capuano riesce a coniugare il rigore dell’esecuzione, l’allestimento, e quello che parla all’animo umano; l’universalità della musica sta nella sua incredibile gioia di vivere, tipica di Mozart, che tracima in un’incontenibile energia. L’allestimento di Michel Fau è tradizionale, lui, regista di prosa, che interpreta superbamente i cantanti con estrosità e versatilità.
L’impianto scenico ricco e ricercato interpreta i canoni settecenteschi della turcheria, dove tutto è possibile e dove tutto è il contrario di tutto. L’impianto scenico è fiabesco, da novelle orientali; i colori rifulgono e si scambiano dalle quinte del palazzo con quelli sui costumi: i blu, i carmini, i verdi, gli arancio, i fucsia, i gialli! Lasciano le pareti e si posano sui corpi dei protagonisti e dei Giannizzeri. Pareti modulabili che si allargano e si restringono là dove la recitazione richiama lo straniamento e la prigione; colonne variopinte che proiettano ombre animate di vita propria, che mute recitano a fianco dei protagonisti. Ricchissimi i dettagli scenici: i tappeti orientali, gli intarsi marmorei, il minareto al di là del prospettico patio.
Il piano vocale non rispecchia la magnificenza della scenografia. Manuel Günther è Pedrillo, lo ammiriamo divertiti nell’Inno a Bacco. Con Osmin ci delizia nel duetto sul divieto di alcool musulmano; insieme a una cabarettistica Leonor Bonilla, Blonde, fresca e zampillante negli acuti, tengono la scena con allegria e maestria. Personalmente mi è molto piaciuto il basso Wilhelm Schwinghammer, Osmin, dotato di un registro grave profondo, il re basso ha una buona tenuta, sufficientemente corposa.
Olga Pudova è Konstanze, brava in estensione e in tenuta dei filati. Il tenore Alasdair Kent, purtroppo non ci è piaciuto; garbato per stile ma debole nelle emissioni, i vibrati flebili e la voce con poca estensione. Eugenia Braynova, Roberta Garelli, Leopoldo Lo Sciuto e Lorenzo Battagion emergono dal coro del teatro Regio nella parte dei Giannizzeri. Una nota di merito alla recitazione di Sebastian Wendelin nella parte di Selim.
Mozart annulla ogni contrasto fra Oriente e Occidente, fra emancipazione e sudditanza, fra islamismo e cristianesimo. Un inno alla fratellanza universale.
L’allegria dello spettacolo ha strappato applausi a scena aperta. Pubblico generoso a fine spettacolo.
A cura di Edwige Mormile
Teatro Regio Torino – Stagione 2025/26
Torino 8 novembre
Il ratto dal serraglio, Singspiel in tre atti
Libretto di Johann Gottlieb Stephanie il giovane.
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Konstanze Olga Pudova
Belmonte Alasdair Kent
Blonde Leonor Bonilla
Pedrillo Manuel Günther
Osmin Wilhelm Schwinghammer
Selim Sebastian Wendelin
Giannizzeri Eugenia Braynova, Roberta Garelli,
Leopoldo Lo Sciuto, Lorenzo Battagion
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Direttore Gianluca Capuano
Direttore del coro Ulisse Trabacchin
Regia Michel Fau
Ripresa della regia Tristan Gouaillier
Scene Antoine Fontaine
Costumi David Belugou
Luci Joël Fabing
Allestimento Opéra Royal / Château de Versailles Spectacles (2024)
In coproduzione con Opéra de Tours