Recensioni - Opera

Leo Nucci è Rigoletto

Maiuscola interpretazione del baritono nel ruolo

Terzo titolo del Festival areniano, Rigoletto, è un’opera che appartiene, insieme ai successivi Il Trovatore e La Traviata, alla cosiddetta “Trilogia Popolare”. La lettura drammaturgica impostata dal regista Ivo Guerra è fedele al libretto e prende ispirazione dalla prima rappresentazione areniana di questo titolo. Regia classica insomma per un’opera che da sempre emoziona.

 

Scene curate da Raffaele Del Savio che ben rappresentano la Mantova rinascimentale. Tale visione ben si accosta ai costumi ricreati da Carla Galleri sia nei classici abiti dei protagonisti e coro che nella modernità classica dei ballerini e figuranti.

 

Nella sua unica data areniana, Leo Nucci, è stato il mattatore per eccellenza, sia per il piglio vocale che per la presenza scenica ormai più che collaudata nel ruolo del titolo. Il Rigoletto per eccellenza, capace di emozionare e far esplodere l’arena in lunghi applausi. Che dire di più di un grande della lirica? Ci ha fatto emozionare dall’inizio alla fine, tanto che le imprecisioni sono passate in secondo piano. Sicuramente lo strumento non è più quello di un tempo, ma l’esperienza scenica, la vocalità eccezionale, lo squillo svettante e la tecnica lo rendono degno di un unico, lungo e grande applauso per averci donato anni di perfezione vocale e un’interpretazione che resterà per sempre.

Vicino al titanico Nucci, Jessica Nuccio è stata una Gilda dalla vocalità drammatica molto interessante. Tecnicamente precisa, con tessitura preziosa e fraseggio accurato. Figlia in grado di tenere testa ad un padre così importante, è protagonista di duetti premiati dal pubblico.
Il tenore Gianluca Terranova era il duca di Mantova. Altra voce molto interessante: tessitura pulita, buon fraseggio e timbro caldo che piccole imprecisioni di intonazione e qualche forzatura negli acuti non hanno scalfito.
Sparafucile era Andrea Mastroni, imponente basso che ha reso il personaggio tetro e pauroso. Vocalità piena, vibrante, profonda e interpretazione molto curata.

Apprezzata la Maddalena di Anna Malavasi. Buona prova anche per Marco Camastra (Marullo), Alice Marini (Giovanna), Francesco Pittari (Borsa), Nicolò Ceriani (Monterone), Dario Giorgelè (Cepran, Marina Ogii (Contessa di Ceprano),  Lara Lagni (paggio) e Omar Kamata (usciere).
Coro della fondazione diretto da Vito Lombardi che non era sempre in sintonia con l’orchestra diretta da Julian Kovatchev.
Calorosi lunghi applausi per tutto il cast.

Claudio Giacoboni 27/07/2017