Recensioni - Opera

Lina Sastri in “Filumena Marturano” incanta Teatro Nuovo di Verona

Grande successo per una delle più celebri commedie di Eduardo De Filippo

E' ripresa la stagione del Grande Teatro al Teatro Nuovo di Verona: in scena come primo appuntamento del 2010, la celeberrima commedia “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo. Scritta nel 1946 per Titina, la sorella del grande drammaturgo, si tratta di uno dei lavori più rappresentati del Maestro che porta al pubblico il tema, scottante in quegli anni, dei diritti dei figli illegittimi.

 

 

Eroina è una ex prostituta, Filumena, la quale vive da circa trent'anni, nella casa di Domenico Soriano, detto Don Mimì, agiato pasticcere napoletano e suo ex cliente, come se ne fosse la moglie. Per diventare ufficialmente “Signora Soriano”, la donna, in accordo con un prete e un medico, si finge in fin di vita e riesce a convincere Domenico, il quale accetta di sposarla, ingannato dall'idea di un legame di breve durata.
Don Mimì scopre però la trappola e si rivolge ad un avvocato, il quale dichiara nullo il matrimonio. Di fronte a ciò Filumena svela al compagno il suo grande segreto: ella, in tutti questi anni di convivenza, ha cresciuto di nascosto tre figli, agendo anche non onestamente pur di concedere loro una vita dignitosa e migliore della sua. Domenico, sorpreso dalla situazione, rimane ancora più spiazzato dalla notizia che uno di questi ragazzi è suo figlio. Egli vorrebbe sapere a tutti i costi chi è, ma Filumena non glielo svela, affermando in napoletano che “E'figlie so 'ffiglie... E so' tutte eguale”. La separazione tra i due sembra essere definitiva, quando inaspettatamente i tre ragazzi appaiono sulla scena, chiamando Domenico “papà”. L'uomo, intenerito, scopre il suo lato paterno e decide di riconoscerli tutti. Filumena raggiunge così il suo obiettivo, realizzando ciò che da tempo desiderava.
Grandioso è stato l’allestimento con la regia di Francesco Rosi, che conferma l'inossidabile intesa con la compagnia di Luca De Filippo, con la quale il legame artistico prosegue ormai da anni.
Di grande effetto anche la scenografia di Enrico Job: dietro il sipario si spalanca il salone di casa Soriano con un grande tavolo centrale, dietro il quale, attraverso le inferriate delle finestre, si scorgono, in un'atmosfera magica, le bellezze architettoniche di Napoli, viste dall'alto, con monumenti e case bianche e grigie, in contrasto col cielo blu scuro ed intenso.
I meriti maggiori spettano senza dubbio agli attori, che hanno tenuto in piedi con intensità l'intero spettacolo, caratterizzato da veloci dialoghi ma anche da lunghi monologhi.
Prima fra tutti la protagonista, delineata dalla toccante interpretazione di Lina Sastri, attrice di alto livello, che si è calata in modo eccellente nel personaggio di Filumena, sviscerando la psicologia complessa e stratificata della donna e, una dopo l'altra, le sue diverse sfaccettature, rendendola passionale e determinata, ma anche a tratti delusa e fragile. Il confronto con le precedenti interpretazioni di Filumena, tra cui quella di Titina De Filippo, Regina Bianchi e Pupella Maggio, è inevitabile, ma la Sastri non le ha fatte assolutamente rimpiangere, rendendo totalmente suo il personaggio e facendo emozionare l'intero pubblico.
Indispensabile anche la figura di Luca De Filippo, in cui si scorge l'inesauribile esigenza e voglia di far rivivere il padre, attraverso i gesti e il tono della voce.
Di grande simpatia l'interpretazione di Antonella Morea, nel ruolo della complice e amica di Filumena, che ha donato un tocco di vivacità ed energia alla vicenda, facendo emergere il personaggio di Rosalia, sempre visto come una semplice “macchietta”.
Un grande successo dunque per lo spettacolo di De Filippo, che il Teatro Nuovo, quasi totalmente al completo, ha molto aspettato e ora apprezzato, dimostrandolo con fragorosi e lunghi applausi.

 

Stefania Malesci (21/01/2010)