Recensioni - Opera

Londra: trionfa il repertorio con Traviata

Royal Opera House: La Traviata: evviva la tradizione!

Fare un viaggio a Londra vale sempre la pena e, a maggior ragione, valeva la pena per assistere a questa bellissima produzione, creata anni fa ma sempre attuale, con costumi molto curati, registicamente, scenicamente, musicalmente emozionante. Sarò antiquata, vista l’età e i miei 53 anni di frequentazione dei teatri d’opera, ma vedere il bello scalda il cuore,sempre! E questa Traviata è magnifica, sotto tutti punti di vista.

Scene che da molto ricche all’ inizio e nella festa a casa di Flora, mano a mano che il dramma scorre si impoveriscono. Nella casa di campagna non ci sono quadri appesi alle pareti, ma solo appoggiati al pavimento, alcuni già incartati, a significare che sono pronti per venir venduti. Nell’ultimo atto la stanza di Violetta è essenziale, un tappeto, due lettini, una stufa, una sedia. E ci sono tanti piccoli particolari che indicano che il regista ha letto il libretto e lo ha capito...cosa rara di questi tempi... Anche luci si affievoliscono sempre di più , da forti a tenui a sottolineare i vari stati d’animo dei personaggi, le ambientazioni dove regna la gioia e successivamente il dolore.

Illustrerò qualche particolare, tanto per rendere l’idea... All’inizio, quando Violetta consegna ad Alfredo la camelia, lui non si allontana subito dalla festa ma si bea del profumo del fiore, lo nasconde quando incontra il barone e gli altri invitati, cambia espressione del viso mentre pensa ed immagina l’incontro segreto concordato per il giorno seguente.

Durante l’incontro tra Violetta e Giorgio Germont, mentre lei disperata gli dice che è ammalata, che ha capito che se Dio perdona gli uomini non dimenticano, mentre intona " Dite alla giovine" lui estrae dal panciotto l’orologio da tasca, guarda l’ora, è contrariato di aver perso tanto tempo dietro a questa donna: è un gesto che sottolinea l’arroganza del padre.

Inoltre ci indica che lui non ha più tempo da perdere con lei e sembra un presagio che ci dice che anche a Violetta ormai rimane poco tempo... Quando Violetta gli chiede di abbracciarla, lui si irrigidisce e si sposta. Successivamente però le dimostra il suo affetto quando, a casa di Flora, dopo che Alfredo l’ha offesa pubblicamente e lei è accasciata a terra, Flora e il dottore le si avvicinano ma poi indietreggiano, mentre solo lui le porge la mano per aiutarla a rialzarsi. E chi ha letto il libro di Dumas sa bene che , quando Violetta si ammala, tutti l’abbandonano tranne proprio Giorgio Germont che le passa il minimo per vivere e per curarsi.

Durante l’ incontro col figlio, quando si rende conto che lui non l’ascolta, l’afferra per le spalle e lo getta al suolo. Subito si pente, si porta la mano al volto e rivolgendosi a Alfredo con tono placato intona la cabaletta. Violetta tossisce anche sull’intermezzo e nell’ultimo atto sottolineando così la malattia che la sta portando alla tomba. Il suo cuscino è sporco di sangue e sul comodino c’è un secchio dove lei sputa , sporco anch’esso di sangue. Nel finale dell’atto secondo il barone si sfila i guanti e porge il suo biglietto da visita ad Alfredo, segno della sfida a duello.

Veniamo agli interpreti principali, iniziando da Violetta interpretata da Angel Blue. Soprano americano molto affermata e conosciuta a livello mondiale, con una vocalità possente e molto spinta, forse troppo per questo personaggio.  Vocalmente, il suo atto migliore, a mio avviso, è stato il secondo, ma era nel personaggio durante tutta l’opera. Dovrebbe forse migliorare nell’emissione degli acuti, a volte urlati, molto brava a sottolineare il passaggio emozionale tra " ha forse alcuno cura di me" dove ancora scherza con i sentimenti e “È strano" dove inizia a provare qualcosa di nuovo per lei. Il pubblico le ha tributato applausi trionfali e forse, saranno le mie orecchie che sono rimaste calibrate ai suoni del passato a trovare qualche leggera e minima difficoltà vocale... Comunque, direi una interpretazione valida.

Molto bravo il tenore Dmytro Popov, giovane di talento. Perfetto nell’emissione vocale, magnifico nel sottolineare con la voce le emozioni interne provate da Alfredo. Gioioso e speranzoso nel brindisi, pieno d’ardore in " Dei miei bollenti spiriti" perso e arrabbiato quando incontra il padre dopo la lettera di addio di Violetta, irato alla festa di Flora, incredulo e disperato nel finale. La sua voce è ben impostata, sa cantare e si sente.

Il padre Germont era interpretato dal baritono Vladimir Stoyanov.  La sua tecnica vocale è perfetta, fa girare la voce e sottolinea con la sua linea di canto i suoi stato d’animo, avvolgendo anche il pubblico nelle sue emozioni. Molto duro il tono della voce nel duetto con Violetta , molto dolce l’attacco " Di Provenza" sussurrato , sommesso ed addolorato il passaggio " ..il tuo vecchio genitor tu non sai quanto soffrì ". Vocalmente e scenicamente un grande papa Germont.

Ottimo il suono dell’orchestra condotta con maestria dal Maestro Renato Balsadonna, grande musicista , attento al calibrare il canto con il suono dell’orchestra. Abbastanza preciso il coro, con qualche attacco in ritardo nel primo atto, stupendo nel secondo. Di buon livello il resto della compagnia.

Insomma, un bel spettacolo da vedere, da gustare, da ascoltare.