Dopo otto anni, ritorna sul palco dello Sferisterio, l'opera più famosa di Vincenzo Bellini
Un nuovo allestimento con la regia di Maria Mauti. Uno spettacolo minimalista, dove ha dominato una continua staticità. Una grande luna incombe dalle mura dell'Arena, sul palco quattro scalinate nere che vengono spostate in base all'azione della storia. Certo vedere continuamente i tecnici con i loro movimenti, non aiuta molto, anzi distrae proprio lo spettatore. Non basta la processione dei Druidi con i rami di foglie o una danza dei veli a riscattare questa carenza di idee. Si salvano le eleganti luci di Peter van Praet, qualche video di Lois Patino e i costumi di Nicoletta Ceccolini che mettono in risalto i vari caratteri dei personaggi.
Sotto il versante musicale tutto funziona benissimo, a cominciare dalla concertazione del maestro Fabrizio Maria Carminati, che ha mostrato il suo amore per il compositore siciliano, scegliendo anche di eseguirla integralmente. Alla guida della Form ha saputo trovare un colore orchestrale notturno, avvolgente, di ampio respiro, con tempi dilatati a sottolineare sia la poesia, che la tensione drammatica della partitura. Corretti gli interventi della banda Salvadei. In grande forma è parso il coro Bellini, che ha mostrato la consueta professionalità e compattezza, con uso sapiente di raffinate dinamiche.
In tanti aspettavamo il doppio debutto (ruolo e arena) di Marta Torbidoni e il soprano marchigiano non ha deluso affatto le aspettative. Si nota lo studio certosino, con l'attenzione ad ogni singolo dettaglio fatto con la grande Mariella Devia. Una Norma granitica, severa, gelosa, ma anche delicata e struggente. Nel canto tutto è cesellato con cura, dai recitativi alle cadenze, senza tralasciare i legati, le puntature, i passaggi all'acuto e la dizione. L'emissione è sicura e riempie gli ampi spazi dell'Arena, inoltre l'interpretazione scenica è sentita e appassionante.
Ottima l'Adalgisa di Roberta Mantegna, che pur essendo soprano, ma con un timbro completamente diverso, crea il giusto contrasto con la sua "rivale". Anche per lei un debutto felice, dove ha mostrato una tecnica solida, che le permette di dominare la parte senza alcun problema, con pregevole uniformità nei registri e un notevole fraseggio.
Convince anche il Pollione di Antonio Poli (anche lui debuttante nel ruolo), che inizia in difensiva, ma lascia subito spazio ad un canto fluido che si lega ad un timbro sempre smaltato, morbido e incisivo. Riccardo Fassi delinea un rigoroso e credibile Oroveso dalla voce profonda. Di lusso le parti di fianco con la bravissima Carlotta Vichi (Clotilde) e lo squillante Flavio di Paolo Antognetti.
Grande successo di pubblico e trionfo per la Torbidoni, oramai nuova stella dello Sferisterio.
Intanto sono stati annunciati i tre titoli della stagione lirica 2025 che saranno: “La vedova allegra" di Franz Lehár, "Macbeth" e "Rigoletto" di Giuseppe Verdi.
Marco Sonaglia
(9 agosto 2024)