Recensioni - Opera

Macerata: Rivoluzionaria Bohème

Prosegue con grande successo la stagione lirica allo Sferisterio di Macerata

Secondo titolo pucciniano nell'anno del centenario è la Bohème. Lo spettacolo con la regia di Leo Muscato, ripresa per l'occasione da Alessandra De Angelis, vinse nel 2012 il XXXll premio Abbiati dell'Associazione Nazionale Critici Italiani.

Un allestimento moderno, che ambienta l'opera nella Francia dei moti studenteschi del sessantotto.

Le scene di Federica Parolini ricreano i vari ambienti che caratterizzano l'opera: Nel primo quadro la soffitta, più viva e meno lugubre del solito, nel secondo il cafè Momus con tanto di scritta zebrata, nel terzo troviamo i grigi cancelli di una fabbrica sorvegliati dalla polizia in divisa antisommossa, nel quarto la soffitta vuota e il gelido letto d'ospedale. I costumi di Sylvia Aymonino sono brillanti, colorati, in tipico stile flower power.

Lo spettacolo funziona come idea, però in certi momenti si perde quell'atmosfera poetica, a tratti sognante.

La direzione di Valerio Galli, se pur corretta nei tempi, non brilla per una particolare ricerca di colori. L'Orchestra Filarmonica Marchigiana mostra una buona solidità a cui si aggiungono la banda Salvadei, la precisione del coro lirico marchigiano Vincenzo Bellini diretto da Martino Faggiani e gli interventi dei Pueri Cantores diretti da Gian Luca Paolucci.

Il cast vocale è dominato dalla splendida Mimì di Mariangela Sicilia. Il soprano mostra la consueta solidità vocale (uniforme in tutti i registri) con acuti limpidi e una ricercatezza nelle sfumature. Interprete appassionata che dona la giusta dolcezza al personaggio sin dall'aria iniziale "Si mi chiamano Mimì", che nel terzo quadro con "Donde lieta uscì", fino ad arrivare al finale struggente di "Sono andati? Fingevo di dormire".

Pregevole il Rodolfo di Valerio Borgioni. Avevo avuto l'occasione di ascoltarlo ancora ventiduenne in questo ruolo, l'ho trovato maturato, sicuro del proprio mezzo vocale, che risulta garbato e ben emesso. Risolve senza problemi l'aria "Che gelida manina", appassiona nel duetto "O soave fanciulla".

Ottimo il Marcello di Mario Cassi con voce pastosa baritonale, sempre corretta e ben proiettata.

Musetta trova in Daniela Cappiello la giusta interprete: civettuola al punto giusto e intensa nel quarto quadro. Il valzer "Quando men vo" è brillante, ben cantato e riuscito scenicamente. Convincente il Colline di Riccardo Fassi, che esegue "Vecchia zimarra" con la giusta intensità e lo Schaunard di Vincenzo Nizzardo. Segnaliamo anche lo spassoso Benoît di Francesco Pittari e il delicato Alcindoro di Giacomo Medici.

Completavano degnamente il cast Alessandro Pucci (Parpignol), Davide Filipponi (Un sergente di doganieri), Gianni Paci (un doganiere) e Andrea Ferranti (Un venditore).

A fine recita buon successo di pubblico, con vette per Sicilia e Borgioni.