Recensioni - Opera

Madama Butterfly, un sogno... genovese!!!

Ottima riuscita per l'opera di Puccini al Teatro Carlo Felice

Volete emozionarvi? Volete vedere ed ascoltare una indimenticabile opera di Puccini?

Fate un viaggio a Genova e troverete l 'essenza della musica pucciniana e come il maestro intendeva venisse rappresentata la sua Madama Butterfly. Iniziamo dalla messa in scena, dove il Giappone con le sue tradizioni è stato espresso in toto. È stata ripresa la produzione che ha inaugurato la stagione 2016 - 2017 al Teatro alla Scala.

L’edizione musicale è diversa in quanto alla Scala venne data la versione integrale, la prima versione dell’opera, quella che fu un fiasco proprio alla prima esecuzione avvenuta alla Scala nel 1904. Invece a Genova si è preferita la versione tradizionale. Altra differenza è stata che a Milano non si vedevano i macchinisti muovere le scene mentre a Genova si...ma questo è più bello, questo è teatro vero, non solo macchinari che fanno rumore.

La regia e le scene sono di Alvis Hermanis, molto riuscite, ricreano una ovattata ambientazione giapponese con giochi di luce eccezionali dovuti alla bravura di Gleb Filshtinsky. Ho apprezzato che il regista abbia tolto la scena in cui Pinkerton si rivolge a Sharpless e gli porge del denaro mentre pronuncia la frase musicale “datele voi… qualche soccorso…”. L’aver tolto questo gesto ridà dignità a Butterfly che, pur essendo una Geisha, si sente redenta dall’amore, o almeno così crede.

I costumi di Kristìne Jurjàne sono raffinatissimi, curati in ogni dettaglio, dall’abito della protagonista a quelli del coro. D’effetto le coreografie di Alla Sigalova e molto brave le ballerine del Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS. Le proiezioni video sono state curate da Ineta Sipunova.

Nella prima scena le ballerine si agitano come se sbattessero le ali per uscire dalla loro prigione. Successivamente, quando Butterfly sta per arrivare da Pinkerton ecco che la danza diventa armoniosa e dolce, come a pregustare le dolcezze dell’amore. Nel finale le ballerine affiancano Butterfly e l’aiutano a compiere il gesto estremo porgendole l’arma sacrificale e legandole le gambe.

Il teatro era tutto esaurito, pieno in ogni ordine e grado, e questo è di buon auspicio per le persone che lavorano in questo affascinante mondo.

A livello musicale va sottolineata la prima esecuzione italiana di quest'opera del Maestro Fabio Luisi, che si è fatto un grande regalo di compleanno e un grandissimo dono a noi pubblico presente. Luisi, ha diretto in modo moderno rendendo la partitura dolce ma non smielata. È stata una esecuzione da ricordare per l'eleganza del gesto, l'estetica della sua direzione sicura e intensa dove ogni nota è stata cesellata, dove i cantanti non sono mai stati coperti dal suono dell’orchestra, dove la musica è stata scoperta e donata in tutta la sua forza drammatica grazie alla passione di questo direttore che cerca l'essenza di ogni partitura. Luisi dirige senza bacchetta e da' tempo e colore al’ orchestra. Sembra accompagnare le note con grazia e poesia e si ha l’impressione che escano dalle sue dita. Nelle sue mani Butterfly diviene un’estasi incantata.

Con lui l'orchestra del Teatro Carlo Felice ha superato sé stessa e sembrava volare con leggiadria sulle note della partitura. Un momento di grande emozione è stato udire i pettirossi cantare, effetto ottenuto con il pianoforte elettronico. Bravo il Coro del Teatro Carlo Felice diretto dal Maestro Claudio Marino Moretti, perfetto in ogni suo intervento e coinvolgente nella famosa pagina del “coro bocca chiusa".

Di estremo valore anche il cast vocale scelto con cura e ben amalgamato. Iniziamo dalla protagonista Lianna Haroutounian, un soprano che ci ha donato una Butterfly veramente leggiadra come il suo nome, stilisticamente sicura a livello tecnico e scenicamente coinvolgente. Il soprano armeno ha una dizione e una pronuncia perfetta tanto che si capiva ogni parola. Inoltre ha avuto la capacità di cantare con dolcezza, da giovane ragazza quasi ancora bambina nel primo atto, mentre nei successivi atti la sua voce era quella di donna ormai adulta e madre. Stupenda! Applausi alla fine del primo atto a sipario chiuso condivisi con Fabio Sartori e nell'aria “Un bel di vedremo”. Ovazione finale meritatissima.

Il secondo protagonista era il tenore Fabio Sartori che non incrociavo sul palco da parecchio. Sicuro a livello tecnico, la sua voce è sempre possente. Difficile far piacere il suo personaggio che mette in risalto un pensiero che purtroppo si ritrova spesso nella nostra società contemporanea: donna oggetto da usare a proprio piacere e da gettare.

Da brivido il grido finale “Butterfly”. Pinkerton non si merita, come personaggio, di cantare l’aria “Addio fiorito asil”, visto il suo comportamento. Forse è per questo che il Maestro Luisi non ha fermato l’orchestra sugli applausi meritati che sono sgorgati spontaneamente dopo questo pezzo? Anche per Sartori scroscianti applausi alla fine dell’opera.

Suzuki era interpretato dal mezzosoprano Manuela Custer, di notevole esperienza, spessore scenico e tecnico. Coinvolgente nelle sue apparizioni, ogni parola era seguita dal gesto e dalla giusta espressione vocale. Veramente stupenda e gli applausi hanno sottolineato questa sua esibizione.

Il Console era Vladimir Stoyanov baritono di rara bellezza vocale e stile nel porgere la parola. È stata la prima volta che mi sono commossa nel secondo atto quando deve trasmettere la lettera. Riempiva il palco anche quando non cantava e si muoveva in modo spontaneo. Successo vivissimo anche per lui. Il bello della diretta: nel mettersi la giacca il collo è rimasto leggermente piegato, fintantoché il messo imperiale non gli ha suggerito di sistemarlo.

Belle anche le voci degli altri protagonisti, iniziando da Manuel Pierattelli come Goro, Paolo Orecchia, il Principe Yamadori, lo Zio Bonzo di Luciano Leoni, Kate Pinkerton di Alena Sautier, il Commissario Imperiale Claudio Ottimo e L’ufficiale del registro Franco Rios Castro.

Non posso concludere se non ricordando il bravissimo e simpatico bimbo di Butterfly che si è impegnato al massimo a raccogliere i petali dei fiori e riempire il piatto arrivando a sdraiarsi sul palco per raccoglierne il più possibili. Poi quando ha visto che il suo raccolto veniva sparso al suolo, ha fatto un’espressione molto delusa del tipo: ma che ho lavorato a fare?

Detto questo è uno spettacolo da non perdere, che regala emozioni palpabili. Una esecuzione che ha toccato veramente il cuore.

Applausi, applausi e applausi meritatissimi per tutti alla fine, col pubblico che non terminava di battere le mani e che voleva...il bis dall’inizio!