Il Maestro boemo in una travolgente interpretazione del capolavoro straussiano al Teatro Comunale di Bologna
È una Slalome estetizzante, di forte impatto visivo ma algida, quella firmata da Gabriele Lavia nove anni fa per il Teatro Comunale di Bologna e ripresa da Gianni Marras in questa stagione sul palcoscenico felsineo. Le scene di Alessandro camera ed i costumi di Andrea Viotti trasferiscono l’azione alla fine del XIX secolo, ma senza particolari riferimenti visivi allo Jugendstil. Si tratta di una Salome di stampo marziale, militaresco, in cui i movimenti sono misurati, le passioni contratte, e tutto è caratterizzato da una fredda eleganza.
Anche il momento granguignolesco del bacio della testa del battista è risolto in chiave simbolica: da sottoterra affiora una testa in pietra sulla quale la figlia di Erodiade e si avvinghia con tutto il corpo, ridimensionando non poco la componente di macabra sensualità di questa scena. Altre idee invece appaiono riprese dal repertorio dello stesso regista, quali il sipario a ricchezza concentrica che apre e chiude lo spettacolo, o la mannaia che cala dall’alto, effetto già visto in altre sue produzioni nelle quali si parla di decapitazione, tra cui Maria Stuarda e il Nipote di Rameau. Uno spettacolo quindi visivamente suggestivo ma nel complesso abbastanza convenzionale e poco incisivo.
Di tutt’altra natura è stato il versante musicale, dominato dalla magnifica concertazione di Juraj Valčua che, grazie ad un’orchestra del Teatro Comunale in forma smagliante, è stato protagonista di un’esecuzione memorabile. Il maestro slovacco, tra le più interessanti bacchette attualmente in circolazione, ha saputo coniugare la grandissima ricchezza cromatica del primo capolavoro di Richard Strauss con una costante tensione drammatica che gli ha consentito di mettere in risalto tutti gli snodi drammaturgici della partitura.
Eccellente il cast in cui spicca la Salome carismatica di Ausrine Stundyte. Dotata di voce ben timbrata e perfetto physique du rôle, la cantante lituana è assolutamente credibile nel ruolo della protagonista. Al suo fianco e l’incisiva Erodiade di Doris Soffel. Magnetica sulla scena e dotata di un timbro corposo e robusto è stata protagonista di un’interpretazione esemplare. Ian Storey ha tratteggiato un Erode sobrio ma di grande presenza scenica e vocale, mentre Thomas Pursio ha risolto il personaggio di Iochanaan puntando più sul declamato, a discapito del fraseggio. Di ottimo livello anche il gruppo dei comprimari. Calorosissima l’accoglienza del pubblico del Teatro Comunale che ha salutato tutti gli interpreti con applausi sinceri e convinti.
Davide Cornacchione 17/02/2019