Recensioni - Opera

Martina Franca: il Turco in Italia ai bagni Geronio

Allestimento balneare per Rossini

Per la quarantanovesima edizione del Festival della Valle d’Itria, tenutosi a Martina Franca dal 18 luglio al 6 agosto scorsi, la scelta del Turco in Italia, era la carta vincente per dare degno lustro al Festival pugliese: Rossini, un titolo noto ma non scontato. In più l’orchestra ed il coro del Teatro Petruzzelli di Bari fornivano un’ulteriore garanzia di qualità, oltre alla direzione di Michele Spotti, che non ha deluso le aspettative.

La vicenda della capricciosa Fiorilla, del marito Geronio e del suo amante Selim è stata interpretata da un cast in parte locale in parte internazionale nel complesso amalgamato e ben calato nel ruolo. Fin qui tutto bene, ma qualcosa non è andato per il verso giusto. Le cabine di uno stabilimento balneare d’antan con la scritta “Bagni Geronio” hanno accolto il pubblico dalle prime note.

L’idea iniziale sostanzialmente condivisibile è stata sviluppata con una serie di scelte che hanno mortificato l‘opera buffa rossiniana: dall’avvio dell’azione con gli zingari Zaida e Albazar trasformati in hippies, con tanto di cartelli che inneggiano all’uso di sostanze stupefacenti, al Prosdocimo scrittore inspiegabilmente postino, al coro non presente in scena, alle comparse, avventori felici ma poco incisivi dei Bagni Geronio, alle prodezze del quadrilatero amoroso Fiorilla – Geronio – Selim – Don Narciso costretti tra carezze audaci, barchette di cartone e contorsionismi di dubbio gusto.

La direzione sicura e precisa di Michele Spotti e le buone qualità vocali ed attoriali dei cantanti, anche se degradati a macchiette dalle scelte (diciamo pure scellerate) della regia di Silvia Paoli non sono riusciti a risollevare l’impressione complessiva di un allestimento poco riuscito, nonostante l’indubbio valore musicale della rappresentazione.