Recensioni - Opera

Milano: Vivissimo successo per il ritorno di Andrea Chénier alla Scala

Teatro esaurito e pubblico entusiasta per le ultime repliche che hanno visto sul palco Jonas Kaufmann, Sonya Yoncheva e Amartuvshin Enkhbat

Andrea Chénier, opera verista che rievoca la vita dell’omonimo poeta francese all'epoca della rivoluzione francese, è la più famosa opera di Umberto Giordano. In seguito al suo debutto nella stagione 2017/18, la produzione firmata dal regista Mario Martone è stata riproposta quest’anno e le ultime repliche hanno avuto come protagonisti il tenore Jonas Kaufmann, il soprano Sonya Yoncheva ed il baritono Amartuvshin Enkhbat.

In questo allestimento i costumi di Ursula Patzak e le scene di Margherita Palli sono di stampo tradizionale e raffigurano l’ambiente rivoluzionario della fine del XVIII secolo che vedrà la condanna della nobiltà francese. La regia di Martone si sviluppa anche in controscene dalle quali è possibile individuare interessanti dettagli: tra gli oggetti portati dagli ospiti del primo quadro si ritrova ad esempio una testa mozza che introduce fin da subito l’atmosfera del Terrore tra gli aristocratici ed anticipa il tragico finale. La pedana rotante permette dei cambi di scena rapidi ed estremamente funzionali da un quadro all’altro e consente alla drammaturgia di dipanarsi con fluidità anche se al termine delle arie più famose il direttore d’orchestra Marco Armiliato è stato costretto più volte a fermarsi per dare spazio agli applausi di un pubblico entusiasta.

I protagonisti emergono tra le figure cristallizzate della nobiltà francese, rappresentate come le immagini di un carillon e quelle del popolo in fermento e desideroso di giustizia.  Sonya Yoncheva delinea una Maddalena dal timbro rigoglioso e ricca di sfumature che dal punto interpretativo tocca il suo apice in un’applaudita esecuzione de “La mamma morta”. Il personaggio di Gérard interpretato da Amartuvshin Enkhbat si distingue per la bellezza del timbro e la ricchezza degli accenti nel tratteggiare il dramma interiore di rinunciare all’amore e salvare il suo rivale. Icastica l’interpretazione di “Nemico della patria” di cui è stato più volte sollecitato il bis. L’Andrea Chénier di Jonas Kaufmann regala una magistrale interpretazione di “Un dì all'azzurro spazio”, e spicca per intensità e credibilità sulla scena. Negli ultimi due atti la voce denota qualche screziatura -purtroppo “Come un bel dì di maggio risulta penalizzato dai rumori del cambio scena- ma la sua resta un’interpretazione di grande livello, in particolare nel duetto conclusivo del secondo atto.

Ad accompagnare adeguatamente i cantanti ha provveduto la direzione sicura ed energica del Maestro Marco Armiliato, che ha affrontato le opere di Giordano più volte nella sua carriera- si pensi alla sua ultima performance di Fedora lo scorso autunno sempre alla Scala- e che ha coordinato con grande professionalità orchestra, cantanti e l’eccellente coro del Teatro alla Scala diretto da Alberto Malazzi. All’interno del valido gruppo dei comprimari hanno lasciato il segno il timbro solido e l’interpretazione ricca di pathos di Elena Zilio nel ruolo di Madelon, Giulio Mastrototaro, convincente Mathieu, il magistrale Incredibile di Carlo Bosi e l’efficace e convincente interpretazione della contessa di Coigny di José Maria Lo Monaco.

Punta d’eccellenza all’interno del repertorio italiano a cavallo tra XIX e XX secolo, l’opera di Giordano ha ancora un brillante futuro davanti a sé perché mette in scena una delle più intense passioni amorose cristallizzata dal romanticismo nel XIX secolo. Il pubblico che esauriva il Teatro alla Scala ne ha confermato il successo e l’attualità.