
La stagione lirica al teatro comunale di Modena prosegue senza sosta e con proposte sempre variegate. Questa volta in cartellone un capolavoro del barocco: "Giulio Cesare" di George Friedrich Handel
L'opera composta nel 1723, è un dramma musicale in tre atti con il libretto di Nicola Francesco Haym derivante dal "Giulio Cesare in Egitto" di Giacomo Francesco Bussani. Venne rappresentato per la prima volta il 20 febbraio del 1724 al King's Theatre di Londra.
Il nuovo allestimento è in coproduzione con Ravenna Manifestazioni, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Teatro del Giglio di Lucca, Fondazione Haydn di Bolzano e Trento. La regia è di Chiara Muti che opta per una dimensione simbolico-evocativa, raffinata e suggestiva nella sua minimalità, con un ritmo teatrale trascinante e arricchito da momenti di leggerezza.
Le scene di Alessandro Camera si aprono su uno spazio metafisico con le tinte che ricordano l'oro delle sabbie, dei metalli preziosi e delle maschere dei faraoni. Il volto di Giulio Cesare, poggiato a terra, si scompone moltiplicando attraverso un gioco di specchi le parti dell'azione, arricchite da elementi scenografici; solamente nel finale la figura si ricompone nella sua maestosità. C'è poi il mare formato dai teli di felliniana memoria e la testa d'asino che è un chiaro omaggio a "Sogno di una notte di mezza estate" di William Shakespeare. Bellissimo il lavoro nelle luci di Vincent Longuemare, che ci portano ad un'atmosfera quasi caravaggesca nei momenti più pregnanti. I costumi di Tommaso Lagattolla caratterizzano bene la netta divisione tra le due etnie. Tinte scure per i Romani, che rappresentano il mondo educato e formale dell'Occidente, più barbari, lascivi, sinuosi quelli degli Egizi, che rievocano la magia dell'istintivo Oriente.
Direttore al clavicembalo Ottavio Dantone, uno specialista in questo tipo di repertori. L'edizione critica scelta è quella di Bernardo Ticci, che si è basato direttamente sul primo manoscritto autografo del 1723 (conservato nella British Library), sul quale Händel aggiunse, nel corso della stesura, qualche variante o correzione. Ci sono alcuni tagli e delle scelte musicali, come quella di sostituire il violino con un flauto a becco nell'aria "Se in fiorito ameno prato". Dantone ha guidato l'Accademia Bizantina con la massima cura, optando per una concertazione precisa, scattante, dinamica, dove è emersa tutta la bellezza e la difficoltà della partitura.
I tempi corretti e il controllo delle voci hanno permesso di valorizzare gli ottimi interpreti.
Nel ruolo di Giulio Cesare il controtenore Raffaele Pe non ha deluso le aspettative. Una performance tutta in crescendo, dove ha mostrato fluidità nelle agilità e nelle colorature con un timbro adatto al personaggio. Il momento di massimo splendore è nell'aria “Aure, deh, per pietà" del terzo atto. Anche scenicamente si muove con sicurezza e grande vitalità.
Inappuntabile la Cleopatra di Marie Lys pienamente a suo agio in questa vocalità sopranile. Timbro limpido, ben emesso e massimo controllo nei virtuosismi, oltre ad una pregevole recitazione. Apprezzabili le arie "Se pietà di me non senti" e "Piangerò la sorte mia".
Cornelia trova un interprete ideale in Delphine Galou. Il personaggio è tratteggiato con grande intensità scenica e con avvolgente morbidezza vocale. Il duetto “Son nata a lagrimar”, del primo atto, tocca vette di grandissimo pathos. Federico Fiorio ha voce fresca e sonora, ideale per esprimere al massimo l'impulsività giovanile del suo Sesto.
Il Tolomeo di Filippo Mineccia ha voce piena e corposa che unisce ad ottime doti attoriali.
Solido e sicuro l'Achilla di Davide Giangregorio, come dimostra nell'aria “Dal fulgor di questa spada”. Completavano brillantemente il cast gli ottimi Andrea Gavagnin (Nireno) e Clemente Antonio Daliotti (Curio).
Grandissimo successo per tutto il cast, salutato da lunghi applausi, che a luci accese ha cantato il coro finale "Ritorni omai nel nostro core". Un’altra bellissima serata a conferma della qualità di questo magico teatro modenese.
Marco Sonaglia (Teatro Comunale-Modena 24 gennaio 2025)