Recensioni - Opera

Modena: I due Foscari conquistano il Comunale

Dopo il barocco di "Giulio Cesare" al comunale di Modena torna la musica di Giuseppe Verdi

Questa volta con una delle opere più riuscite dai famosi anni di galera: I due Foscari. l'Opera andò in scena per la prima volta il 3 novembre 1844 al Teatro Argentina di Roma.

L'allestimento proposto è quello creato nel 2008 per il teatro di Bilbao e che nel 2009 ha inaugurato il Festival Verdi di Parma. La regia di Joseph Franconi Lee, con la collaborazione di Daniela Zedda, è funzionale e fedele al libretto. Le due recite sono state dedicate a William Orlandi, recentemente scomparso, che aveva curato le scene e i costumi, qui ripresi da Francesco Bonati. Una scenografia pulita, semplice, di taglio tradizionale, che ricorda la pittura di Hayez e ricrea bene la Venezia del 1457, con una magica laguna sullo sfondo. Una costruzione circolare, che con un gioco di incastri, cambia in maniera pratica gli ambienti. Tra gli elementi scenici spiccano la lunga scalinata e il trono del Doge. Lussuosi i costumi, tra cui quello del Doge dorato e con l'ermellino, verde acqua per Lucrezia, azzurri per il popolo, invece i membri del Consiglio dei Dieci e la Giunta sono caratterizzati da tinte rosse e nere. Affascinante il disegno luci realizzato da Valerio Alfieri, efficaci le coreografie di Raffaella Renzi.

Matteo Betrami alla guida dell'Orchestra Toscanini ha trovato tutte le sfumature della partitura, creando la giusta atmosfera di questo grande dramma interiore. Si sono apprezzate le sonorità piene e sfogate, ma anche quelle più intimistiche, sempre risolte con molta finezza. Le cabalette sono state eseguite integralmente e il volume orchestrale non ha mai coperto le voci. Preciso e potente il Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati.

Luca Salsi oramai è un baritono di riferimento per quello che riguarda il repertorio verdiano e ce lo conferma con questa grande interpretazione del Doge. Il personaggio è scavato con grande intensità, sia nel fraseggio, che nella consueta attenzione alla parola scenica tanto cara a Verdi. La voce è solida, estesa, scura e scorre fluida in tutto il teatro. Ben scolpito il recitativo iniziale seguito dalla romanza “O vecchio cuor, che batti”. La desolazione e il dolore alla notizia della morte del figlio, ma anche la potente invettiva di "Questa è dunque l’iniqua mercede” e la morte plateale, sono stati momenti vocalmente impeccabili, che si sono apprezzati anche per una recitazione veramente umana e credibile.

Jacopo Foscari trova in Luciano Ganci la voce ideale. Il tenore possiede un fraseggio incisivo, buona padronanza nella tecnica del legato, volume ragguardevole e facilità negli acuti, senza dimenticare le mezzevoci. Qualche segno di stanchezza nella cabaletta del primo atto e in un successivo momento, non hanno affatto penalizzato la sua valida prova, grazie anche ad una tecnica solida e ben gestita.

Marily Santoro ha sostituito in tempi record la collega prevista e quindi prima di tutto va ringraziata per la grande professionalità. La parte di Lucrezia Contarini è una delle più impegnative. Verdi insiste sulla zona del passaggio, richiedendo agilità di forza, un ampio volume nei concertati per tenere a bada le altre voci, ma anche momenti di abbandono emotivo, piegando il suono con accenti lirici ed intimistici. Tutte caratteristiche presenti nella sua felice prova vocale, ben interpretata anche scenicamente.

Il basso Antonio di Matteo con la sua voce profonda e vibrante dona il giusto carattere al perfido e sabotatore Jacopo Loredano. Corretto il Barbarigo Marcello Nardis, sempre valida e precisa Ilaria Alida Quilico come Pisana. A completare il cast c'erano Manuel Pierattelli (Fante) ed Eugenio Maria Degiacomi (Servo del Doge).

Recita applauditissima e grandi ovazioni per Salsi. È proprio dopo spettacoli come questo, che si sente il bisogno di gridare forte e chiaro: Viva Verdi!

Marco Sonaglia (Teatro Comunale-Modena 23 febbraio 2025)