La stagione lirica al comunale di Modena gode di ottima salute e ogni volta si possono apprezzare spettacoli sempre accurati con ottime scelte di cast e regia
È il caso anche di Anna Bolena, una delle grandi vette di Gaetano Donizetti, finalmente riproposta in una versione pressoché integrale. Il nuovo allestimento conta dell'intelligente regia di Carmelo Rifici con un taglio a tratti cinematografico (certi cambi di scena ricordavano la tecnica stop motion) e a tratti pittorico.
Le scene di Guido Buganza pongono al centro del palcoscenico un grande dispositivo girevole dal design sobrio, fatto di quinte scorrevoli, passaggi segreti, porte a scomparsa, che cambiavano in maniera pratica e veloce le varie ambientazioni dell'opera. Le luci curate da Alessandro Verazzi sono veramente efficaci e usate con eleganza, i costumi di Margherita Baldoni in bilico tra antico e moderno si adattano bene ai personaggi.
Scelta vincente quella di usare l'ensemble i Classicisti, formato da strumenti d'epoca, con diapason a 430 Hz. Il maestro Diego Fasolis dirige con profonda attenzione, senza perdere mai di vista le voci sul palco, con gesti sicuri e con una ricercatezza sonora alquanto affascinante. Ne esce un Donizetti più raffinato, legato al sognante settecento che al più eroico ottocento.
Preciso e compatto il coro Claudio Merulo di Reggio Emilia. Di particolare rilievo l'intervento delle damigelle al secondo con "Ah! Dove mai ne andarono”, che ha riscosso un sincero applauso. Ma non avevamo dubbi quando a dirigere c'è la professionalità di Martino Faggiani.
Il cast vocale vede Carmela Remigio nella parte della protagonista. Il soprano possiede una dizione sempre corretta e una linea di canto omogenea, morbida e di grande classe. Si sentono i trascorsi nel repertorio mozartiano che possiamo cogliere in un fraseggio variegato e con i suoni sempre messi a fuoco, specialmente negli acuti. Interpretazione scenica veramente intensa e partecipata. Ben riuscite la cavatina e la cabaletta "Come, innocente giovine... Non v'ha sguardo cui sia dato" nel primo atto, e la scena finale della follia "Al dolce guidami castel natio".
Per il ruolo di Giovanna Seymour viene ripristinato il registro da soprano, come previsto in partitura. Arianna Venditelli ne incarna tutte le caratteristiche, con una performance di alta levatura sia scenicamente, che vocalmente. Grande estensione, limpidezza, controllo nelle agilità. Di particolare bellezza l'aria “Per questa fiamma indomita” del secondo atto.
Simone Alberghini è un credibile Enrico VIII, tutto in crescendo, con un fraseggio sicuro e una presenza scenica di forte impatto. Nonostante il suo repertorio ideale rimane Rossini e Mozart, è comunque interessante ascoltare la sua evoluzione musicale.
Il giovane tenore Ruzil Gatin è un notevole Lord Riccardo Percy, per niente intimorito dall'alta tessitura del personaggio. Un canto curato e variegato, con pregevoli mezze voci e acuti squillanti. Riceve applausi "Da quel dì che lei perduta...Ah così ne' dì ridenti”, cavatina e cabaletta al primo atto.
Paola Gardina anche lei straordinaria nel delineare Smeton, il paggio e musici della regina. Mezzosoprano dalla voce piena, specialmente nei centri e dall'affascinante timbro brunito. La romanza “Deh! non voler costringere” è eseguita con interessanti variazioni, sul versante scenico è quanto mai calzante. Luigi De Donato è un solido Lord Rochefort, ben cantato e interpretato, Marcello Nardis un corretto Sir Hervey.
A fine recita parecchi applausi in particolar modo per Remigio, Venditelli, Gardina e per il maestro Fasolis.
Ancora una volta la provincia ci insegna come con budget ridotti si realizzano grandi cose al di sopra della media, anche meglio di tanti teatri diventati intoccabili.
Marco Sonaglia