
Si alza il sipario sulla stagione lirica 2024/2025 del Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena, da sempre una delle più interessanti, con una programmazione variegata e di ottimo livello
Il titolo d'apertura è "Mosè in Egitto" di Gioacchino Rossini. L'opera è un'azione tragico-sacra in tre atti con il libretto di Andrea Leone Trottola. Fece il suo debutto il 5 marzo 1818 al Teatro San Carlo di Napoli, dopo le repliche Rossini riscrisse l'atto finale e venne rappresentata il 7 marzo 1819, seguita da una terza versione. Nel 1827 esce la versione francese "Moïse et Pharaon", tradotta poi in italiano con il titolo semplificato di "Mosè".
Nel 1983 l'opera viene rilanciata al Rossini Opera Festival e rientra nel repertorio. A Modena è stata scelta la versione Napoli 1819 con un nuovo allestimento in coproduzione con i teatri di Piacenza e Reggio Emilia.
La regia è di Pier Francesco Maestrini, che punta l'attenzione come afferma lui stesso "Sulla spettacolarità degli eventi prodigiosi e gli effetti dei poteri soprannaturali che sono anche i momenti cruciali dell'opera", invitando anche alla riflessione con alcuni versetti significativi dell’esodo.
Le scene e i video di Nicolas Boni (realizzate presso il Laboratorio di scenografia del Teatro Comunale di Modena) sembrano suggestioni cinematografiche, grazie ad una tridimensionalità che crea un senso di profondità veramente efficace. Si passa dal tempio egizio, alla divisione delle acque con una ricca varietà di ambientazioni quasi pittoriche, sottolineate dalle raffinate luci di Bruno Ciulli, senza tralasciare i ricercati costumi di Stefania Scaraggi e il valido lavoro di make up.
Giovanni Di Stefano ha diretto l'Orchestra Filarmonica Italiana con grande sicurezza. Un suono corposo (nella parte iniziale leggermente sovrastante sulle voci), vibrante, limpido, che ha messo in risalto la giusta tensione drammatica e i momenti più sublimi e delicati. Una sezione fiati compatta, con gli ottoni in primo piano e l'ottimo solo di clarinetto.
Il coro lirico di Modena in questa produzione diventa uno dei protagonisti dell'opera e gli interventi sono sempre ottimi, ben mirati ed equilibrati, grazie alla buona preparazione del maestro Giovanni Farina.
Nel ruolo del protagonista troviamo Michele Pertusi. Sembra quasi superfluo aggiungere nuovi giudizi sulla sua grandezza. Anche questa volta ha mostrato la consueta classe, con un canto morbido, pastoso, incisivo, sempre attento alla parola e al gesto. L'aria "Tu di ceppi" nel secondo atto ha la giusta forza; la preghiera "Dal tuo stellato soglio" del terzo atto raggiunge vette di grande intensità.
Dave Monaco tratteggia Osiride con una voce ben curata nell'emissione degli acuti e nel fraseggio, mettendo in risalto sia l'eroico ardore, che l'animo innamorato.
Andrea Pellegrini è un sonoro Faraone, che si muove con facilità nell'articolata estensione, donando il giusto peso al suo personaggio, specialmente nell'aria “Cade dal ciglio il velo”.
Efficace l'Elcia di Aida Pascu, che si mostra sicura nei legati, nelle colorature e con un sonoro registro grave. Ben cantata l’aria “Porgi la destra amata”. Di rara bellezza l'Amaltea di Mariam Battistelli, che sfoggia una voce proiettata nei virtuosismi, che scorre facilmente in tutti i registri, una dizione corretta e sovracuti a fuoco come nell'aria "La pace mia smarrita" (ripresa dal "Ciro in Babilonia") nel secondo atto. Convincente anche il resto del cast con la brava Angela Schisano (Amenofi), il corretto Aronne di Matteo Mezzaro e il luciferino Mambre del sempre valido Andrea Galli.
A fine recita grandissimo successo per il cast vocale con in testa Pertusi, applausi anche per regia e direzione.
Dopo questa bellissima serata, ho pensato, grazie alla storia di Mosè, che la libertà è il destino voluto da Dio per tutti gli uomini. Chi la possiede o l'ha ottenuta attraverso sacrifici, non ha mai il diritto di soffocare quella degli altri.
Marco Sonaglia (Modena Teatro Pavarotti-Freni 18 ottobre 2024)