Recensioni - Opera

Modena: Un Nabucco contemporaneo

Archiviata la seconda edizione del Belcanto festival, al teatro comunale di Modena inizia l'attesa stagione lirica con una delle opere più famose del Verdi giovanile: Nabucco

Un nuovo allestimento (Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia) con OperaLombardia, Azienda Teatro del Giglio di Lucca.

Federico Grazzini ne cura la regia, sostenendo che Nabucco si muove tra realismo e simbolismo, esplorando il conflitto tra potere e libertà, odio e amore, disumanità e compassione, incarnato nell'opposizione tra due divinità (Belo e Yahweh). Troviamo una Babilonia ridotta a rovina, in uno spazio desolato, dominato da prigioni spoglie e opprimenti, dove regna il progresso tecnico, ma anche la violenza e la disumanizzazione.

Le scene e soprattutto i costumi di Anna Bonomelli mescolano passato e futuro. I Babilonesi vengono rappresentanti con abiti rigidi da immaginario distopico, gli Ebrei più terrosi e logori con un forte legame alla loro terra. Le luci al neon di Giuseppe Di Iorio evocano atmosfere diverse da momenti di pura freddezza ad altri più caldi, giocando molto sui colori.

Niente di innovativo, tutto risulta già visto, rimane però il messaggio alquanto attuale della lotta per la libertà e per la redenzione, dove la storia ci insegna che certi popoli oppressi possono diventare a loro volta oppressori.

Il maestro Massimo Zanetti ha diretto l'Orchestra Filarmonica Italiana con sicurezza, piglio energico, tempi frenetici, mettendo in risalto più il Verdi sanguigno che quello raffinato e tagliando tutti i daccapo. In alcuni momenti il volume è stato alquanto sostenuto, ma le voci comunque non sono state coperte.

Bene il Coro Lirico di Modena sotto la guida di Giovanni Farina, diviso equamente nelle sezioni e quasi sempre impegnato scenicamente. Il "Va pensiero" rimane una delle pagine più amate, purtroppo un applauso frettoloso ha interrotto la magia del lungo finale in pianissimo eseguito con eleganza.

Nabucco era il baritono Fabian Veloz che nella scorsa stagione avevamo apprezzato nel dittico verista. Si conferma come una voce di gran volume, dal timbro interessante, però in questa occasione ci è sembrato meno duttile, mancando sotto il profilo interpretativo quel tormento che caratterizza il personaggio. L'impegnativa aria "Dio di Giuda" e la relativa cabaletta conquistano comunque applausi.

Sublime l'Abigaille di Marta Torbidoni, dal piglio volitivo, guerriero, enfatizzato anche dal costume stile kapò che incute terrore e da uno sguardo gelido. Il soprano oramai ha Verdi nel cuore, la voce scorre piena, salda, uniforme, con una bella proiezione dei suoni, con pulizia nelle agilità, con un registro acuto sonoro e penetrante. Svettante nelle cabalette, trova anche momenti di lunare bellezza nel cantabile “Anch'io dischiuso un giorno” e nel finale.

Ottimo anche Riccardo Zanellato come Zaccaria. Nonostante venga annunciato influenzato, la sua performance è decisamente convincente, a dimostrazione che quando sei artista di navigata esperienza dimostri sempre la tua classe. Particolarmente ieratico ed emozionante in "Vieni, o Levita" dove emerge il suo timbro ambrato e profondo da vero basso verdiano.

Chiara Mogini tratteggia una struggente Fenena accompagnata da una morbida e rotonda tessitura che si esprime al meglio nella preghiera "Oh, dischiuso è il firmamento". Centrato anche l'Ismaele di Matteo Desole con voce limpida e squillante. Da segnare anche i validisdimi Lorenzo Mazzucchelli (Il Gran Sacerdote di Belo), Laura Fortino (Anna) e Saverio Pugliese (Abdallo).

Grande successo nel finale, ovazioni per Torbidoni e Zanellato.

La recita è stata trasmessa in diretta ed è possibile rivederla sul canale YouTube di Opera Streaming.

Marco Sonaglia (Teatro Comunale-Modena 26 ottobre 2025)