Recensioni - Opera

Modena: Una Bohème da ricordare

Dopo il successo della prima edizione, a Modena torna il Belcanto festival, con un programma sempre ricco di eventi interessanti

Questa volta (lo scorso anno c'erano "I Puritani" di Vincenzo Bellini) come opera si è scelta una delle più amate di Giacomo Puccini: "La Bohème".

Un nuovo allestimento in collaborazione con il Consorzio Terre del Balsamico e in coproduzione con Fondazione Teatri di Piacenza. La regia è affidata ad un maestro del canto, il baritono Leo Nucci (con la collaborazione di Tony Contartese) che ha saputo seguire i cantanti con la massima attenzione, consigliando loro i giusti movimenti e creando una perfetta empatia che si è colta in tutta la recita. Lo spettacolo è puramente classico, con le scene curate da Carlo Centolavigna.

Nel primo e nel quarto quadro troviamo l'umile soffitta, dove a sinistra si scorge un paesaggio di case parigine e a destra l'Interno del palazzo. Il secondo quadro con il caffè Momus nel quartiere latino arricchito dai mimi (Francesco Tomasi, Marcello Finotelli, Michele Zaccaria) dalla trampoliera (Laura Bruni) e dalla fisarmonica di Angelica Foschi, che si ritaglia un piccolo momento musicale. Il terzo quadro con la barriera d'Enfer avvolta dalla soffice e romantica neve. Bellissimi e pertinenti i costumi di Artemio Cabassi, evocative le calde luci di Claudio Schmid.

Alla guida dell'orchestra filarmonica di Modena il maestro Aldo Sisillo, che ha mostrato la consueta cura e professionalità. Una direzione precisa, pulita, con i tempi giusti, sempre equilibrata tra buca e palcoscenico. Sisillo trova una bella tavolozza di colori orchestrali, dove mette in risalto sia il dolce e vellutato languore pucciniano che i momenti più marcatamente drammatici. Anche gli interventi del Coro Lirico di Modena diretto da Giovanni Farina e quello di voci bianche diretto da Paolo Gattolin sono risultati efficaci e ben amalgamati.

Claudia Pavone ha fatto di Puccini il suo repertorio di riferimento e lo dimostra con la sua intensa Mimì, dalla voce omogenea, piena nei centri, ben dosata negli acuti, raffinata nelle dinamiche. Le due arie "Sì, mi chiamano Mimì" e "Donde lieta uscì" sono cantate con squisita sensibilità, il finale "Sono andati? Fingevo di dormire" è un concentrato di forti emozioni, ben sottolineato anche da una recitazione appassionata.

Galeano Salas è uno splendido Rodolfo dalla voce estesa, ben proiettata, con un timbro di colore mediterraneo, fresco, solare. Da manuale la celebre aria "Che gelida manina", dove con grande duttilità ha tenuto a lungo e allargato il do. Delicato e passionale nei duetti, sempre attento ai pianissimi, alle sfumature e con una credibile presenza scenica. Insomma un vero tenore che si sta affermando sempre di più.

Sergio Vitale si impone come un Marcello solido, sicuro nell'emissione e nel canto di conversazione tipico di Puccini. Sa essere giustamente sfrontato, ma anche saggio e riflessivo. Mariam Battistelli è una Musetta elegante e deliziosa, dalla voce agile e cristallina. In scena alterna il suo essere civettuola con una buona esecuzione del valzer "Sola men vo" a momenti di forte introspezione.

Alberto Comes si conferma attualmente come uno dei bassi più interessanti, delineando un ottimo Colline. "Vecchia zimarra" è cesellata con limpidezza timbrica e giusto pathos. Lo Schaunard dell'ottimo Gianluca Failla è brillante scenicamente, con un'intonazione sempre a fuoco. Bravissimi anche Tamon Inoue nel doppio ruolo di Benoît/Alcindoro e Carlo Bellingeri con il suo squillante Parpignol. Di buon livello anche le parti minori dove si sono ben distinti Luca Marcheselli (Sergente dei doganieri), Gianluca Ercoli (Un doganiere), Luigi Fragnito (Venditore di prugne).

Successo strepitoso per i due protagonisti e per tutto il cast, con lunghi applausi anche durante lo spettacolo, nonostante i vari posti liberi in platea. Una Bohème che ha conquistato i cuori e che sicuramente rimarrà a futura memoria.

Marco Sonaglia (Teatro Comunale-Modena 28 settembre 2025)