Recensioni - Opera

Molto rumore ma poco swing

Non convince fino in fondo il capolavoro shakespeariano al Teatro Due

Il Teatro Due di Parma in apertura di stagione ha riproposto l’allestimento di Molto rumore per nulla di Shakespeare che aveva visto il suo debutto su questo palcoscenico alcuni anni fa, ambientato nell’America di fine anni ’40, cioè quando i militari tornano dalla  Seconda guerra mondiale e una nuova energia ricomincia a scorrere nella società.

L’idea del regista Walter Le Moli era sulla carta molto intrigante, infatti, oltre ad attualizzare l’idea dei soldati che rientravano dal fronte, mirava a costruire uno spettacolo in cui teatro e musica -nello specifico le musiche dell’epoca, ovvero Jazz, Boogie, Swing-  si fondessero rendendo ancora più dinamica la vicenda.
Purtroppo la sensazione che si percepiva in sala era che il progetto si fosse realizzato solo in parte. Lo spettacolo ha fatto fatica  a prendere un ritmo che fosse quello della musica, anzi, soprattutto nella prima parte si è avuta la sensazione che le due componenti  -musica e prosa- procedessero parallele anziché fondersi insieme.
Raramente la recitazione chiamava lo stacco musicale ed anche i momenti in cui la musica diventava motore dell’azione risultava sempre un po’ distante.
Anche la scenografia, vastissima, che dava continuamente la sensazione di un enorme spazio vuoto da riempire contribuiva alla dispersione dell’energia degli attori costretti spesso a forzare e caricare i loro personaggi.
Attori che si sono comunque disimpegnati con professionalità, nonostante non sempre il gruppo sembrasse perfettamente coeso. Tra le singole interpretazioni spiccavano il Claudio di Luca Nucera ed il Don Juan di Massimilano Sbarsi. Efficace anche Paolo Serra nel ruolo di Don Pedro, mentre sbilanciata è sembrata la coppia dei protagonisti in cui all’energica e volitiva Beatrice di Elisabetta Pozzi si contrapponeva il molle e poco energico Benedetto  di Michele De Marchi.
Il risvolto comico era invece affidato a Gigi Dall’Aglio che capitanava una ronda militarmente surreale.
Forse da un ensemble abituato a lavorare insieme da lungo tempo, quale quello di Parma, ci si sarebbe aspettata quella coesione che è mancata ed ha impedito ad una buona idea di concretizzarsi sulla scena.

Davide Cornacchione 23 ottobre 2013