Recensioni - Opera

Monaco: al Gärtnerplatztheater una splendida Tosca contemporanea

Riuscita e attuale messa in scena firmata dall'italiano Stefano Poda

Il Gärtnerplatztheater di Monaco di Baviera prosegue la sua intensa stagione di proposte operistiche e musicali inserendo in repertorio Tosca di Giacomo Puccini. Un nuovo allestimento tutto italiano, firmato dal regista Stefano Poda, con la collaborazione di Paolo Giani Cei.

Il regista trentino azzecca una Tosca estremamente attuale, svecchiata di qualsiasi orpello ottocentesco e completamente concentrata sulla recitazione dei cantanti-attori. Poda, autore anche delle scene e dei costumi, inquadra la Roma papalina in una scatola nera riflettente, screziata di accenti materici che si rivelano con le luci. Nel primo atto una grande croce campeggia al centro di un palcoscenico girevole e in perenne movimento all'interno del quale, in un turbinio ininterrotto di diversi punti di vista, si destreggiano i cantanti. La recitazione è assolutamente contemporanea: il sagrestano, lontano da qualsiasi macchietta abituale, è un guardiano annoiato e strafottente che si pone in aperto contrasto con Cavaradossi. Tosca è una donna febbrile, volitiva, di una gelosia aggressiva, a tratti morbosa. Il rapporto con Cavaradossi, artista aitante e sicuro di sé, è quanto mai realistico anche dal punto di uno scoperto e appassionato coivolgimento amoroso fra i due. Scarpia è un uomo di successo, oscuro ma affascinate, circondato da uno stuolo di preti che si sono trasformati in poliziotti di una dittatura oppressiva, intuizione quest'ultima assolutamente azzeccata. Durante l'imponente Te Deum finale, Tosca inaspettatamente ritorna vestita di bianco, probabilmente una proiezione dei desideri latenti di Scarpia, e viene circondata da uno stuolo di vescovi neri e incombenti che sembrano muoversi ai comandi del perfido capo della polizia papalina.

E' nel secondo atto che Stefano Poda utilizza al meglio le potenzialità tecniche del teatro bavarese. Palazzo Farnese è un unico e lungo tavolo nero, anche questa volta su un palcoscenico rotante che in più si solleva mostrando le segrete ove Cavaradossi viene torturato a vista. La recitazione, studiata e provata nei particolari, è quanto mai coinvolgente, fisica, scoperta, violenta. “Vissi d'arte” arriva alla fine di un vero e realistico tentativo di stupro da parte di Scarpia e viene cantata da una Tosca annientata e provata, abbandonata sul tavolo dalla violenza che a subito e da cui a malapena è riuscita a liberarsi. Poda ha il coraggio poi di lavorare con la drammaturgia pucciniana, tanto che Tosca finisce per sparare a Scarpia e poi ancora finirlo a coltellate nel momento del fatidico “Muori!”.

Il terzo atto si apre con il pastorello che, mentre canta la sua piccola introduzione, è insidiato dal manipolo di preti poliziotto al servizio del potere temporale della chiesa. Il carceriere si rivela in tutta la sua perfidia rubando l'anello a Cavaradossi, mentre dall'alto scende sul condannato l'ala di un angelo nero, presagio più di morte che di salvezza e redenzione. Ma è nel finale che Poda azzecca un colpo di teatro geniale: Tosca infatti non si butta, ma fugge dalla porta centrale, la scena letteralmente crolla in avanti creando un vento che solleva le vesti di Tosca dando l'impressione della caduta. Crollata la scena tutto è diventato improvvisamente bianco, Tosca è lì davanti a noi, incredula e vittoriosa: alla fine del suo viaggio ha finalmente raggiunto la redenzione.

Ottimo tutto il gruppo di cantanti-attori diretto da Anthony Bramall, direttore musicale del Gärtnerplatztheater, che tiene saldamente in pugno l'orchestra e imprime la giusta tensione alla partitura pucciniana. Oksana Sekerina è una Tosca completa, dotata di grande avvenenza fisica, ha una voce timbrata, melodica e dagli acuti sicuri e svettanti; completa il personaggio con spigliate doti attoriali. Raramente si vede una Tosca così credibile nel suo complesso. Ottimo anche il baritono americano Noel Bouley , che interpreta Scarpia senza mai scadere nel facile e roboante effetto, controllando l'emissione e ben destreggiandosi con le complesse richieste sceniche. Dotato di voce chiara e timbrata ci regala un ottimo contraltare alla passionale protagonista. Aitante e scenicamente coinvolto, il tenore russo Artem Golubev si è però trovato durante tutta la serata in difficoltà nel controllare il registro acuto. Pur dotato di un buon centro, la voce è sembrata sempre affaticata e sbiancata negli acuti. Professionale e coinvolto tutto il resto del cast fra cui segnaliamo le belle prove di Levante Pàll, sagrestano, e Timos Sirlantzis, Angelotti.

Un teatro esaurito ha tributato un vivissimo successo a fine serata a tutti gli interpreti.

(R. Malesci 21/11/19)