Recensioni - Opera

NON DECOLLA IL LEAR DI PLACIDO

Il terzo appuntamento shakespeariano dell'Estate Teatrale Veronese è stato caratterizzato da uno spettacolo classico e un po' ingessato

Scena molto scarna e spoglia con vaghi e incomprensibili rimandi alla modernità a cura di Carmelo Giammello, il tutto rappresenta una landa desolata e distrutta dalla guerra, ove campeggia una corona sulla quale si intravedono personaggi contemporanei quali Martin Luther King, la Regina Elisabetta d'Inghilterra, Kennedy. Tutto messo lì, niente sembra avere una relazione con il testo o con quanto avviene in scena. Costumi semi storici di scarso impatto teatrale e sotanzialmente inutili di Daniele Gelsi.  Tutti gli attori sono sempre seduti a fondo scena, ma si vedono appena, per il resto si limitano ad entrare e uscire, l'utilizzo della scena è minimo, la recitazione è sostanzialmente declamata e a proscenio. Ogni tanto si utilizza un tavolo e una sedia, qualche attore si spoglia e non manca anche qualche accenno sessuale esplicito, Regan mostra il seno, il matto accenna un rap. Tutto però risulta buttato lì, non si ravvisano rimandi durante il lungo spettacolo, non pare esserci un significato simbolico. Cose e situazioni accumulate dunque.
Lo spettacolo perciò risulta molto classico, con attori che declamano il testo puntualmente e con professionalità ottenendo un risultato complessivo discreto, certo senza nessuna originalità. Michele Placido è corretto e partecipe ma non svetta, unica nota di un certo interesse arriva da Giulio Forges Davanzati che tratteggia un Edmund interessante e ambiguo soprattutto nella prima parte. Gli altri si difendono e portano tutti a casa la serata con impegno.
Per il resto parla Shakespeare e la storia riesce sempre ad appassionare.
Applausi calorosi nel finale.

Raffaello Malesci 02/08/12


Terzo appuntamento shakespeariano al Teatro Romano di Verona per l'estate teatrale veronese 2012. Viene proposto RE LEAR interpretato da Michele Placido che firma, insieme a Francesco Manetti, anche la regia.
Si è trattato di un spettacolo sostanzialmente classico, caratterizzato da una presunta modernità che rimane tuttavia a livello puramente estetico.