Recensioni - Opera

Nabucco a Torino: Colonna sonora del Risorgimento o opera irenica?

Nuovo allestimento dal 12 febbraio al 22 al Teatro Regio di Torino per il Nabucco. Orchestra e Coro Teatro Regio Torino. In coproduzione con Teatro Massimo di Palermo.

Lo scorso 12 febbraio a Torino ha debuttato "Nabucco", l'opera di Verdi, è stata messa in scena con un gusto prettamente italiano: la scelta dei materiali e delle pitture, le scene (Dario Gessati), i costumi (Tommaso Lagattolla) sottolineano l'essenziale quasi astratto, senza privarlo della suggestione, scene non descrittive ma evocative: la luce, (Fiammetta Baldiserri ) indirizza, sottolinea, squarcia...lo spazio,è compagna di ogni personaggio, di ogni scena. Il regista, Andrea Cigni, interpreta magistralmente il contrasto fra oppresso e oppressore,materiali preziosi da un lato, la ricchezza dei costumi Babilonesi, e la semplicità di quelli israeliti, sono stati pensati ed adeguati alle scene, sottolineando il contrasto di culture fra due popoli.

Conflitto universale, sussurra il regista e scava nel profondo più intimo, il problema eterno del conflitto umano: fra padri e figli, Nabucco, Fenena e Abigaille, la conflittualità fra sorellastre, la lotta fra popoli. Il male che sempre alberga negli uomini. Nabucco passa attraverso la musica, il messaggio è emotivo, non è semantico, la parola inibisce, la musica commuove: il suicidio di Abigaille, la sua redenzione, dove il dramma personale svela il germe della bontà che salva anche i cattivi. Ed allora cosa importa del conflitto fra oppressi e oppressori? Tutto perde importanza... Dobbiamo cercare un messaggio universale: la guerra fra i popoli e la guerra fra gli uomini, per scoprire attraverso la musica, sottovoce nel secondo coro, proprio quella scintilla di bene nell'uomo impastato di male, la redenzione, irenica, che ha il suo climax ascensionale nel terzo coro.

La scena si apre sul tempio di Salomone: gli ebrei sono raccolti in preghiera, l'esercito babilonese avanza, Nabucodonosor rientrando dalla campagna di Persia, non contento del bottino si dirige alla conquista di Gerusalemme commettendo un grave atto di hybris, (il culmine si ha quando si autoproclama Dio e viene colpito dal fulmine "Giù!.. prostrati.../non son più re, son Dio!" (scena VIII parte seconda).

Il primo coro si eleva, sussurrato ("Gli arredi festivi giù cadano infranti,/il popol di Giuda di lutto s'ammanti!"), guerra, tensione, aggressione musicale, echeggiare di strumenti violenti che si ripetono in toni superiori, il suono erutta, rivelando in questi passaggi musicali un modernissimo terrore dell'uomo di fronte alla guerra. Perfino all'interno del popolo ebraico è conflitto: i leviti, che dovrebbero essere portatori di saggezza,(..."Pregate,fanciulle!/ in voi della fiera falange/ nemica s'acqueti il furor!") inneggiano, ritorna il dramma fra i popoli. Nabucco saccheggia il tempio, ha deportato tutti gli uomini fertili, qui, circa a metà fra i due cori (scena IV parte terza), si eleva il "Va pensiero..." : gli ebrei sono incatenati, costretti al lavoro,l'unica pace che il popolo trova è nel ricordo, ("...ove olezzano tepide e molli /l'aure dolci del suol natal!") l'unico riscatto è nell'armonia, non nella guerra, non c'è speranza se non nella capacità di sopportare la sofferenza,("...o t'ispiri il Signore un concento/ che ne infonda al patire virtù!").

Qui dobbiamo fermarci e spendere qualche riflessione:l'attribuzione di valenze patriottiche a questa melodia avvenne dopo l'unità d'Italia,riportato in una lunga intervista, datata circa 1879, tra Verdi e Ricordi, in cui si ricerca un simbolo di risorgimento spirituale da dare al popolo italiano appena nato: era una bella melodia, canticchiabile,poteva essere assorta a colonna sonora dell'Italia in fasce, tant'è che nella prima recensione del 1842 si evince in pochissime righe più o meno "...svolgono una preghiera, la melodia è toccante"...nulla di più. Il testo stesso del "Va pensiero" sbaraglia ogni dubbio e impone chiarezza: sono uomini piangenti, disperati, si invoca la forza di sopportare il patimento della schiavitù, non certo un inno del risorgimento, è un canto malinconico, rassegnato, consolatorio,infatti, musicalmente, è caratterizzato da un andamento discendente, costruito per suscitare emozione attraverso una struttura ripetitiva del tema celeberrimo.

Finalmente il terzo coro! (" Immenso Jehovah"... (parte IV scena III)...chi non ti sente?/Chi non è polvere innanzi a te?) Nabucco, Ebrei, Babilonesi, tutti insieme, sottovoce, togliendo ciò che non si condivide. Il maestro del coro Andrea Secchi, dirige accenti profondi, sussurrati, per culminare attraverso un crescendo e un diminuendo, fraseggio lungo e accorato, i movimenti sono ascendenti, verso la pace. Un coro dal messaggio universale, appunto messaggio irenico, la melodia che si eleva poco per volta, corale per eccellenza, sale, si apre, sempre di più. Gli individui sono tutti oppressi e disfatti: solo attraverso l'armonia c'è redenzione. Come nel coro del "Va pensiero" il movimento musicale è discendente, qui nel terzo coro avviene l'esatto contrario: è ascendente verso la pace! L'orchestra esplode verso la libertà e la redenzione. I cori tra i grandi protagonisti di questa immensa opera, che, si muovono dalla guerra, e, attraverso la prostrazione giungono all'armonia finale.

Il Nabucco è un'opera assai complessa, proprio perché la collettività dei popoli è rappresentata dai cori, ma questi si rispecchiano negli individui. Tutta l'opera è condotta su un doppio registro, su un doppio messaggio: quello famigliare e affettivo, Abigaille donna di potere e innamorata si suicida, Nabucco prima despota poi folle ed infine redento sacrifica Fenena, uccisa dal suo stesso popolo. Zaccaria, vera eminenza grigia,appare intransigente, radicale nelle posizioni, immutabile,privo di sfumature. Fenena accorata,lacerata tra due mondi, Ismaele personaggio, all'apparenza, meno labirintico...

Ma proviamo ad approfondire e scavare come ha fatto il regista: innanzi tutto dobbiamo precisare che tutti i personaggi verdiani sono complessi ed articolati, Nabucco è il primo personaggio maschile che piange nel teatro verdiano. Nabucco muta, è il carattere più umano, soffre, si contraddice,condottiero feroce ed anche un padre disperato con Fenena e con Abigaille. Nei primi due atti è feroce (scena VII parte prima) ..." tremin gl'insani del mio furore..." ed ancora ..." il mar di sangue fra pianti e lai, /l'empia Sionne scorrer dovrà!" e poi negli ultimi due atti, implorante, supplichevole, disperato e folle,..." Qual mi incalza orrendo spettro!.../Oh! mia figlia!.../non soccorri al debil fianco?...(scena VIII parte seconda) assistiamo ad un capovolgimento del personaggio, piegato dalla vita, ritrova l'umiltà. Questo aspetto si riflette anche nella musica, che raggiunge momenti di alta commozione nel duetto con Abigaille, (scena terza parte III) usurpato del trono e firmata la condanna a morte della figlia Fenena, ("Deh perdona.../un padre che delira.../la figlia mi ridona,/ non orbarne il genitor!") la vocalità è melodica,invoca Dio e lo ringrazia per aver riacquistato la ragione.

L'altro personaggio esattamente speculare a Nabucco è Abigaille: anche lei è protagonista di un percorso interiore che alla fine la porterà a chiedere un perdono lasciando inespresso il carattere redentivo dello stesso. Abigaille è schiacciata dalla smania di potere, è dura, stringata, violenta: "Questo popol maledetto/ sarà tolto dalla terra...". Poi, rivolge l'attenzione alla sorellastra Fenena, urla nel tempo d'attacco della sua aria (parte seconda) " Cada Fenena.../Finto padre!.../ su me stessa rovina!". Ovunque lei vada è estremo il suo gesto, il suo pensiero. Dobbiamo arrivare all'ultima sua melodia, lei morente, per un cambio di vocalità non più aggressiva, ma affaticata e debole: " Su me... morente...esanime"(scena III parte quarta). Abigaille chiede perdono per tutto il male che ha fatto.

La vocalità qui impiegata,volta al raccoglimento, richiede una strumentazione più cameristica che non operistica, Verdi impiega il violoncello in assolo, su poche note, l'arpa che riempie l'atmosfera, e il flauto simbolo della purezza virginea, la voce si spezza,note interrotte, rimane poco fiato di fronte all'eterno.

Il personaggio di Fenena, invece, non ha screziature violente e contraddittorie, è una figura proto-cristiana, è ragionevole, accorata, medita i passi da fare, conduce la sua azione con calma: nella prima parte scena IV duettano lei ed Ismaele..." Fenena! Oh mia diletta!". Lei:" Nel dì della vendetta/ chi mai d'amor parlò?...qui si ravvede il tratteggio caratteriale e psicologico del personaggio, non ruba la scena a nessuno, neanche quando viene incoronata, quasi una bambola messa e tolta da un ruolo. Lei non può che amare Ismaele, nipote devoto di Sedecia, re di Gerusalemme.

Singolare il registro su cui si muove tutta l'opera,che, per architettura echeggia il grande teatro greco classico. I cori rappresentativi dei grandi temi religiosi, politici, etici; gli individui, che microcosmi dei grandi drammi umani si muovono sulla scena passando da furori tirannici ciechi e intransigenti a ripiegamenti intimisti che trovano il loro perché negli affetti familiari. Tutti per esistere e definirsi hanno un alias: I cori e gli individui, Nabucco e Abigaille, Fenena e Ismaele, Zaccaria e Belo...ed insieme, alla fine, il messaggio è l'Armonia fra i popoli e l'armonia fra gli individui, e negli affetti profondi.

Il teatro verdiano, verte su grandi temi e princìpi, e Nabucodonosor è il primo messaggio umano forte e chiaro che Verdi ci da.

La rappresentazione è stata accolta dal pubblico torinese con enorme entusiasmo e successo, bellissime le scenografie, di grande impatto, non facile per un'opera come il Nabucco. Bravissimi gli artisti, entrati nell'intimo dei personaggi hanno tradotto in vocalità le sfumature dei sentimenti umani: Giovanni Meoni, il Re Babilonese,a Torino aveva già interpretato "La Traviata" nel ruolo di Germont. Abigaille il soprano ungherese Csilla Boross: virtuosa nell'interpretazione, grande estensione vocale, tesa, pronta a simulare l'isteria in una parte vocale di grande difficoltà. Fenena è Enkelejda Shkosa, mezzosoprano albanese di fama internazionale, interpreta il personaggio con grandissima misura. Il tenore romeno, Stefan Pop, già noto al pubblico torinese nel Rigoletto, interpreta il ruolo del giovane Ismaele. Il personaggio di rilevante peso nell'economia, Zaccaria, Gran Sacerdote degli Israeliti è retto ed interpretato da Riccardo Zanellato, di consumata esperienza, va a ricoprire un ruolo molto difficile vocalmente, basso profondo, voce adamantina e ghiacciata . Negli altri ruoli: Romano del Zovo ( Gran Sacerdote di Belo), Enzo Peroni (Abdallo), Sarah Baratta (Anna).

Direttore d'orchestra il grande e pluripremiato Donato Renzetti, che vanta da inizio carriera sequele di riconoscimenti, a Torino dirige tantissimo!

Edwige Mormile