Recensioni - Opera

Natalino Balasso e Stefania Felicioli protagonisti de “La bisbetica domata”

L’opera di William Shakespeare riproposta in veneto al Teatro Nuovo di Verona

La rassegna “Divertiamoci a Teatro” è proseguita al Teatro Nuovo di Verona con una delle opere più famose dello scrittore inglese William Shakespeare, “La bisbetica domata”. La novità di questa riproposizione è che tutti i testi sono stati tradotti in dialetto veneto da Piermario Vescovo, e l’allestimento, firmato anche da Paolo Valerio, ha reso lo spettacolo molto spiritoso e dinamico.
La scelta della lingua veneta non è assolutamente fuori luogo, dato che la commedia è stata ambientata proprio da Shakespeare tra le province di Padova e Verona. Protagoniste sono le figlie del mercante padovano Battista, Caterina, primogenita intrattabile, dal carattere scontroso e priva di pretendenti, e Bianca, sorella minore, dolce, bella e aggraziata, con molti innamorati al suo seguito, tra cui i padovani Gremio ed Ortensio e Lucenzio, giovane pisano, giunto a Padova con il servo Tranio. Dopo la decisione del padre di chiudere in casa Bianca, fino a matrimonio avvenuto di Caterina, i pretendenti si ingegnano per poter vedere la loro bella, fingendosi maestri di musica e letteratura, e nel frattempo si mettono alla ricerca di un marito per la primogenita. Un papabile sposo, Petruccio, amico di Ortensio, arriva nella città con l’intenzione di sposare una donna ricca e subito gli viene raccontato della situazione di Caterina. Egli, senza neppure averla vista, decide di sposarla, sminuendo il problema della sua intrattabilità, ma concentrandosi esclusivamente sulla sua dote. Il matrimonio avviene e Caterina, una volta giunta a Verona, viene costretta a condurre una vita modesta con moltissime privazioni, che faranno moderare le sue furie. Petruccio raggiunge così il suo obiettivo e, in occasione delle nozze di Bianca, per dimostrare il cambiamento di Caterina, propone ad Ortensio e Lucenzio di chiamare tutti insieme le proprie mogli. Con sorpresa di tutti, solamente Caterina accorrerà dal marito.
La scenografia, quasi del tutto inesistente, consisteva unicamente in alcune sedie, poste ai margini laterali del palcoscenico, spostate dagli attori in base allo sviluppo della vicenda, e in due scale terminanti in una piattaforma, poste in fondo alla scena. Il tutto in un’atmosfera alquanto fredda, che contrastava e strideva con la giocosità e la vivacità dei testi riadattati.
A scaldare il clima, il pianoforte di Ursula Joss, che ha deliziato l’intera opera con piacevoli musiche e che è anche intervenuta nei panni del finto Vincenzo, padre di Lucenzio. Anche i costumi, opera di Chiara Defant, hanno colorato e arricchito la scena, caratterizzando maggiormente anche i personaggi.
Molto importante è stata la scelta di far interpretare tutti i ruoli della commedia, tranne quello di Petruccio, a delle donne: ciò può sembrare insolito, dato che nell’epoca in cui è vissuto Shakesperare, alle persone di sesso femminile era proibito dedicarsi al teatro, ma la volontà è stata proprio quella di ribaltare completamente i ruoli. Di questo cast tutto al femminile, ad eccezione di Balasso, è sicuramente emersa la veneziana Stefania Felicioli, che ha saputo rendere in pieno il carattere difficile e intrattabile della dispotica primogenita all’inizio, e la sua sottomissione in seguito. Valido anche il resto della compagnia del Teatro Stabile di Verona, ma la nota di merito maggiore deve essere assegnata allo straordinario e inimitabile Balasso, che, data la sua esperienza, ha reso il suo personaggio in maniera del tutto naturale pur parlando in dialetto veneto, cosa non riscontrabile nell’interpretazione delle altre attrici, che sembravano essere più impacciate e dunque meno brillanti.
La commedia, uno degli spettacoli più attesi della rassegna “Divertiamoci a Teatro”, ha comunque riscosso parecchio successo e il numeroso pubblico del Teatro Nuovo ha lungamente applaudito la compagnia e in particolare la coppia Balasso-Felicioli.
 
Stefania Malesci (9 marzo 2010)