Recensioni - Opera

Niente di nuovo per “Zio Vanja” di Vacis

Un Cechov di tradizione per lo Stabile di Torino

Continua la stagione di prosa del Centro teatrale Bresciano con uno Zio Vanja di Anton Checov targato Teatro Stabile di Torino per la regia di Gabriele Vacis coadiuvato da Roberto Tarasco per scene, luci e costumi.
Uno spettacolo scenicamente scarno con pochi mobili inquadrati nel nero delle quinte e qualche oggetto. Alcune bianche betulle rovesciate che calano verso il finale del primo atto non apportano un effetto particolare alla scena e risultano anche simbolicamente già viste. Costumi solo accennati e gli attori che sono sempre in scena fin da prima dell’inizio. Gli stessi attori seguono le parti in cui non sono coinvolti dai lati della scena alcune volte partecipi e alcune volte distaccati. I cambi di abito avvengono a vista attingendo a degli attaccapanni a rotelle.
 

L’idea base non è quindi originale, ma viene trattata da Vacis con un gusto e una sobrietà molto classica, adattando la drammaturgia (con la collaborazione di Francesco Perrone) ad attori che conosce bene e che paiono sufficientemente affiatati. Lo spettacolo scorre liscio e prevedibile senza però mai entusiasmare.
Gli attori hanno fasi alterne: non convince appieno lo Zio Vanja interpretato da Eugenio Allegri per una certa aurea di distacco che non giova al personaggio. Coinvolgenti invece Lucilla Giagnoni e Francesca Porrini, rispettivamente Elena e Sonja, che creano con la loro scena l’unico momento veramente intenso dello spettacolo. Senza infamia e senza lode tutto il resto del cast: Laura Curino (Balia), Paolo Devecchi (Iljà Telèghin), Michele Di Mauro (Michaíl Àstrov), Davide Gozzi (Efim), Alessandro Marchetti (Aleksàndr Serebrjakòv), Laura Panti (Maria Vasílievna).
Il Teatro Sociale risultava desolatamente vuoto con numerose file disertate dagli abbonati e riempite da schiere di studenti.
Applausi convinti nel finale.
 
Raffaelo Malesci  (11/02/10)