
Riproposto il celebre musical di Cocciante all’Arena di Verona
Il musical Notre Dame de Paris di Riccardo Cocciante si sta trasformando in un appuntamento fisso nella programmazione di settembre dell’Arena di Verona. Proposto nell’anfiteatro veronese da molti anni riscuote sempre un notevole successo di pubblico anche se a dire il vero nella replica cui abbiamo assistito non si è registrato il tutto esaurito.
Con ormai più di mille repliche sulle spalle e un indiscusso successo a livello mondiale più che farne una critica trovo più utile cercare i motivi alla base di questo successo di pubblico.
Innanzitutto si tratta di una spettacolo imponente, anche se non grandioso, che, rodato dalle molte repliche, fila via liscio e senza intoppi dall’inizio alla fine. Presenta la storia del gobbo di Notre Dame, tratta dal grande Victor Hugo, nemmeno citato nella presentazione, in modo estremamente semplice e lineare anche se con molte incongruenze. Si sa tuttavia che nel genere la storia è un pretesto per ballare e cantare ed al pubblico va bene così. Le musiche di Cocciante sono orecchiabili al punto giusto, in un mix di pezzi romantici e scatenati momenti di ballo. Le liriche italiane di Paolo Panella sono di una semplicità assolutamente disarmante e sfociano talvolta nel ridicolo con rime baciate che probabilmente semplificano troppo il testo originale di Plamondon.
Lo spettacolo strizza l’occhio al ballo e all’acrobatica, ma soprattutto ammicca in continuazione al pubblico in una sorta di show in cui gli interpreti non diventano mai i personaggi ma sono sempre i cantanti che partecipano al rito collettivo del musical. Stessa cosa fanno i ballerini che non rappresentano una situazione ma sciorinano pezzi di bravura richiedendo apertamente l’applauso della platea.
Il pubblico, eterogeneo e composto da giovani ma anche da famiglie, accetta di buon grado e non si pone mai il problema che in realtà non si “crede” nemmeno per un momento alla storia narrata. Si tratta invece di assistere ad una serie di quadri che in questo senso avvicinano il tutto di più ad un circo musicale fatto di numeri vocali e acrobatici. L’immancabile bis e passerella finale rinforza decisamente quest’idea di intrattenimento.
Per il resto lo spettacolo da un punto di vista teatrale risulta estremamente statico, ma anche qui tutto è di nuovo utilizzato in funzione televisiva, infatti le numerose telecamere riprendono un qualcosa che riportato sui maxi schermi sembra invece assai movimentato. Ma si va ad assistere ad uno spettacolo dal vivo per guardarlo poi nel maxischermo?
In definitiva Notre Dame assomma in sé tutti i motivi di un successo popolare : il coinvolgimento non è richiesto, l’attenzione e la comprensione nemmeno, la semplicità dei concetti è disarmante, tuttavia in ogni momento si assiste a qualcosa di gradevole e ben fatto.
Tutta la troupe e i cantanti si sono dimostrati assolutamente professionali.
Raffaello Malesci (10/09/09)