
L’opera rock di Cocciante all’Arena perde dal vivo le suggestioni che promette in televisione
Dopo aver consolidato la propria fama in svariate tournée ed aver ottenuto la definitiva consacrazione in televisione in prima serata, anche quest’anno “Notre dame de Paris”, l’opera rock di Riccardo Cocciante, è tornata all’arena di Verona, da molti considerata il luogo ideale per poterla apprezzare.
Confesso che dopo la replica cui ho assistito mi trovo a dover dissentire con questa teoria, trovando invece che il luogo naturale per questo tipo di prodotto sia proprio la televisione stessa.
L’impressione è via via cresciuta durante lo spettacolo, nei momenti in cui la mia attenzione alternativamente passava dal palcoscenico ai due megaschermi che delimitavano i lati del boccascena.
Un palco di dimensioni enormi, una scenografia che si riduceva ad un fondale grigio, nel quale di quando in quando si apriva qualche finestra, una regia che praticamente si limitava a coordinare entrate e uscite dei vari interpreti, raramente riuscivano a creare qualcosa di teatralmente credibile. Tutto puntava più all’effetto spettacolare (quando funzionava) mediante un dispiego incredibile di luci e di mimi-ballerini che si lanciavano nelle più ardite acrobazie. In questo modo quando l’attenzione doveva concentrarsi sui singoli personaggi, nel tentativo di dare una parvenza di drammaturgia, l’azione si fermava ed inerzia e staticità la facevano da padroni. Al contrario, negli schermi a lato, un abile gioco di regia con stacchi, primi piani, campi lunghi e spazio alle controscene creava una varietà che rendeva il tutto estremamente più godibile e coinvolgente di quanto non fosse nella realtà.
La televisione imita la realtà e a volte forse la migliora.
Tutto come da copione invece il versante musicale, con le canzoni, alcune indiscutibilmente belle, altre decisamente meno ispirate, scritte da Riccardo Cocciante e tradotte dal francese, in maniera a volte verbosa e non sempre musicale, da Pasquale Panella.
Omogeneo il gruppo dei protagonisti tra cui spiccavano, sia per bellezza della voce che per capacità interpretative Sabrina De Siena (Esmeralda), Heron Borelli (Febo), Valentina Spreca (Fiordaliso), Mattia Inverni (Gringoire), ed un gradino sotto Leonardo Di Minno (Quasimodo), Fabrizio Voghera (Frollo), Aurelio Fierro (Clopin).
Davide Cornacchione 14/09/2008