La riproposta dell’allestimento di “Oberto conte di San Bonifacio” nell’allestimento di Pier’Alli, andata in scena al Teatro Filarmonico di Verona si è rivelata vincente sotto molti punti di vista.
Questo primo melodramma romantico di Verdi (che ha debuttato a Milano Teatro alla Scala il 17 novembre 1839) viene a torto rappresentato poco, ma contiene in nuce molti degli elementi che caratterizzeranno la produzione successiva del maestro di Busseto. Essendo alla sua debutto nelle vesti di compositore e non potendo vantare un grande potere contrattuale, nella composizione dell’opera Verdi si adattò alla tipologia di voci che
La vicenda si svolge a Bassano, nel castello di Ezzelino e nella sua vicinanze, nel 1228. Il giovane conte Riccardo (Valter Borin) deve sposare la sorella di Ezzelino da Romano, Cuniza (Mariana Pentcheva). Tuttavia, ingannando l'amico Oberto (Michele Pertusi), ne seduce la figlia Leonora (Raffaella Angeletti). Scoperto il tradimento, Oberto convince Leonora a recarsi da Cuniza per rivelarle la verità e smascherare il seduttore. Sconvolta dal racconto di Leonora, Cuniza decide di rinunciare a Riccardo, che sarà così costretto alle nozze riparatrici. Ma Oberto non è soddisfatto di tale soluzione: sfida il giovane a duello e lo uccide. Per Leonora altro non resta che ritirarsi in convento.
Il sanguigno preludio iniziale, diretto ottimamente da Antonino Fogliani, ha fin da subito messo in luce la buona forma dell’orchestra in perfetta simbiosi con il Maestro concertatore.
Notevole l’interpretazione di Michele Pertusi nel ruolo di Oberto, sin dalla sua entrata in scena con il recitativo “Oh patria terra”, cui ha fatto seguito un altrettanto efficace duetto con Lenora nella IV scena del II atto. Davvero toccante è stata inoltre la sua interpretazione dell’aria “L’orror del tradimento” nel II atto. Raffaella Angeletti, nel ruolo di Leonora, ha fornito un’interpretazione più discontinua, decisamente più a fuoco nel II atto, rispetto al primo. Ad una indiscutibile padronanza del registro acuto non sempre corrispondeva un’altrettanto efficace gestione dei centri. Positiva la prova di Mariana Pentcheva, nel ruolo di Cuniza, messasi in luce sin dal terzetto con Oberto e Lenora del I atto. Meno convincente è parso invece Valter Borin nel ruolo di Riccardo: voce non sempre timbrata e qualche imprecisione nell’emissione.
Ancora splendido e di grande effetto l’allestimento creato nel 1999 da Pietr’Alli per il Teatro Lauro Rossi di Macerata. Scene, luci e costumi erano curatissimi. L’aspetto visivo era tutto giocato sulle diagonali e sul triangolo, avvalendosi di moduli funzionali, essenziali e semplici. Proprio nella semplicità risiede il fascino di questa scenografia, intendendo per semplicità una nuova e appropriata creazione. In particolare la costruzione degli interni è stata efficace, mai troppo opulenta, né sfarzosa; discorso che vale anche per i costumi: estremamente curati senza mai apparire eccessivi o sovrabbondanti.
Grande successo di pubblico che ha dimostrato di apprezzare anche titoli al di fuori del grande repertorio, se opportunamente eseguiti.
Sonia Baccinelli 28 febbraio 2008