Recensioni - Opera

Oblivion 2.0 la consacrazione

Il celebre gruppo musicale ha presentato a Verona il suo ultimo spettacolo

La nuova produzione dal titolo Oblivion 2.0 ha segnato passo importante per il gruppo omonimo. Sfogliando infatti le date della Tournée balza all’occhio come le vecchie piazze in cui il quintetto musical-cabarettistico si esibiva, ovvero teatri “off” o comunque dediti al teatro leggero e di intrattenimento, siano state sostituite da svariati teatri stabili, ovvero i luoghi delle stagioni più istituzionali.

Promozione indubbiamente meritata visto l’ottimo livello qualitativo raggiunto dal gruppo sia in relazione alle proposte che all’esibizione e che abbiamo avuto modo di riscontrare in occasione della loro tappa veronese al Teatro Nuovo, all’interno della programmazione del Teatro Stabile di Verona.
Lo spettacolo, che si avvale della solida regia di Gioele Dix, si dipana secondo quello stile ormai divenuto caratteristico del gruppo, in bilico tra il Quartetto cetra (per il gusto della parodia musicale) e i Monty Python (per l’umorismo caustico e dissacratorio). L’impostazione ricorda infatti per molti versi una puntata del Flyng Circus, in cui i vari numeri sono annunciati da scritte videoproiettate o intervallati da brevi gags.
Nel corso della prima parte si avvicendano una serie di parodie di alcuni classici sulla falsariga di quelle che il Quartetto Cetra realizzò negli anni ’60 e ’70, nello specifico abbiamo assistito ad un gustosissimo Inferno dantesco ed un simpatico Pinocchio, preceduti da un’esecuzione di una nuova canzone interamente firmata Oblivion dal titolo “Tutti quanti voglion fare yoga”. Ma il momento a mio avviso migliore di tutta la serata ha coinciso con il gioco degli abbinamenti celebri, ovvero l’esecuzione di musiche di un artista secondo lo stile di un secondo personaggio a lui associato. Impagabile il rock di Lady Gaga trasformato in una fuga alla Johann Sebastian Bach o il medley di canzoni di Baglioni sulle note di Bohemian Rapsody dei Queen; brani che più di ogni altro hanno permesso di mettere in risalto, oltre alla vis comica, anche le eccellenti doti musicali del gruppo.
Nella seconda parte il puro intrattenimento ha ceduto il posto  alla satira e questo ha, a mio avviso, ridimensionato l’efficacia dell’esibizione. Non perché gli esecutori abbiano brillato di meno, ma semplicemente perché la satira politica richiede degli equilibri più complessi ed il rischio di cadere nello scontato è sempre in agguato. Questo non ha comunque impedito che ad esempio il numero di Burlesque (nel finale tramutatosi in Berlusque) sia stato spumeggiante ed apprezzatissimo.
Irrinunciabile la celeberrima parodia dei “promessi sposi in 10 minuti” che tanto successo ha ottenuto sul web e che ormai tutti si aspettano di vedere dal vivo. Attesa (anzi, pretesa) da tutti come la hit di successo nei concerti delle rockstar è stata regalata a conclusione di spettacolo.
Al termine pubblico entusiasta e meritate ovazioni per tutti.

Davide Cornacchione 30/11/2012