Recensioni - Opera

Otello dramma borghese

A Modena l’opera verdiana in un’interpretazione che richiama i drammi di Čechov e Strindberg

Con la nuova produzione di Otello il Circuito Lirico Emiliano si conferma custode del grande repertorio verdiano. Dopo infatti due felici allestimenti di Don Carlo e Trovatore, il 2024 è iniziato al Teatro Comunale di Modena con una nuova applauditissima produzione della penultima opera di Giuseppe Verdi.

Il regista Italo Nunziata ambienta il dramma shakespeariano alla fine del XIX secolo reinterpretando Otello come un dramma borghese. Se le scenografie Di Domenico Franchi -imponenti quinte color ruggine- appaiono senza tempo, fatta eccezione per qualche mobilio ed un fondale floreale in stile Liberty, i costumi di Artemio Cabassi rimandano ad atmosfere ibseniane e cechoviane. Anche la recitazione è molto più sfumata è misurata rispetto agli Otelli sanguigni ed estroversi cui la tradizione ci ha abituati. Nel complesso un’idea interessante, cui forse un lavoro maggiore sulle masse sceniche, troppo spesso immobili, avrebbe portato un valore aggiunto ed avrebbe consentito di staccarsi totalmente da uno standard interpretativo che a tratti appare ancora convenzionale.

Di pregio anche l'aspetto musicale che ha visto in Gregory Kunde un Otello introspettivo, moderno nell'interpretazione, che rinuncia agli impeti tonitruanti e che vive intimamente il suo dolore grazie anche ad una recitazione attenta e sfumata. Il timbro nell'acuto è ancora squillante mentre nel registro grave il fraseggio risente maggiormente del passare del tempo, anche se questo non compromette un'interpretazione nel complesso rimarchevole. Incisivo e magnetico sulla scena, Luca Micheletti tratteggia uno Jago spavaldo ed insinuante che giganteggia in un “Credo” dai tratti luciferini. Il baritono bresciano, che sfoggia un bel timbro brunito e voce ben proiettata, si conferma fraseggiatore attento e raffinato in quello che tra i ruoli verdiani attualmente sembra a lui più congeniale. Francesca Dotto è protagonista di una recita in crescendo che termina in un quarto atto di grande intensità. La sua Desdemona non è la bambolina ingenua cui a volte si associa questo personaggio ma una donna matura, consapevole e scenicamente sempre credibile.

Gli spettacoli riusciti sono tali anche perché oltre ai protagonisti possono contare su comprimari di valore e questo è un altro punto di eccellenza del Circuito Emiliano. Ottime sono infatti le prove di Antonio Mandrillo (Cassio), Mattia Denti (Ludovico) e Sayumi Kaneko (Emilia).
Il merito di tale successo va anche condiviso con l’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini ed il Coro del Teatro Municipale di Piacenza, diretti dal giovane Leonardo Sini, che ha dipanato la vicenda con mano sicura risultando sempre incisivo nel caratterizzare le varie situazioni.
Al termine un teatro esaurito in ogni ordine di posti ha tributato applausi unanimi con ripetute ovazioni rivolte ai tre protagonisti.