Superba prova per Riccardo Zanellato nei panni di Mosè
Grande recita quella di domenica 17 novembre a Reggio Emilia! Uno spettacolo...spettacolare per la regia, scene, proiezioni, effetti speciali e soprattutto per la musica e la bravura dei cantanti.
Comincerò proprio da loro e dal protagonista assoluto, il basso Riccardo Zanellato, Mosè. E Mosè era, completamente calato nel personaggio, con l'autorevolezza del capo indiscusso, di colui che ha fede incrollabile in Dio. L’aria “Tu di ceppi” nel secondo atto ha la potenza di chi nulla teme, vocalmente incredibile la dolcezza ed intensità emotiva con cui ha attaccato e cantato la preghiera “Dal Tuo stellato soglio“ del terzo atto, che trasportava seco la fede incrollabile di Mosè. Completamente a suo agio in questo difficile personaggio rossiniano dove l’agilità vocale, il fraseggio, il tono della voce sono un tutt'uno con la musica. Una palpitante ed emozionante interpretazione dove ogni nota è stata cantata col giusto accento.
Bravi tutti gli altri interpreti, a cominciare da Dave Monaco che interpretava Osiride. Perfette le puntature che la partitura richiede, ben calibrata la voce e curato il fraseggio: con il suo canto ha saputo trasmettere sia l’ardore dell’amore che l’odio verso Mosè.
Andrea Pellegrini è un Faraone che ha voce ben impostata, padroneggia benissimo la parte con un tocco in più nell’aria “Cade dal ciglio il velo” e negli scambi con l’altro basso, dove entrambi sanno portare in evidenza i differenti e contrastanti poteri che rappresentano.
Molto interessante l’Elcia di Aida Pascu, coinvolgente sia scenicamente che vocalmente, voce ben impostata in tutte le sue sfaccettature, con gravi precisi e sicurezza nei legati.
Veramente coinvolgente per la sicurezza vocale l’Amaltea di Mariam Battistelli, che presenta una voce proiettata in tutti i registri e di rara intensità nell’aria “La pace mia smarrita” nel secondo atto.
Di indubbio livello anche il resto del cast composto da Angela Schisano nel ruolo di Amenofi, Matteo Mezzaro come Aronne e il sempre in crescita Andrea Galli nel perfido Mambre.
Coinvolgente il Coro Lirico di Modena diretto dal Maestro Giovanni Farina che ha delineato col suono compatto delle voci gli altri due personaggi dell’opera, i due popoli, quello egizio e quello ebreo.
Giovanni Di Stefano ha diretto l’orchestra Filarmonica Italiana ponendo molta attenzione a calibrare il suono strumentale col palcoscenico. Non ha mai coperto le voci, e l’orchestra ha potuto esprimere la bravura dell’assieme e delle sue prime parti, con un assolo di clarinetto molto intenso.
Ben strutturata la regia di Pier Francesco Maestrini, che ha voluto evidenziare le due identità dei popoli con costumi differenti, esaltando il fatto che entrambi stanno soffrendo e che sono la faccia di una stessa medaglia. Belli i costumi di Stefania Scaraggi, curati nei particolari.
Con le scene e le proiezioni video ideate da Nicolas Boni, è stato scelto di mettere in evidenza gli effetti evocativi dei prodigi. Stupenda la scena finale dell’apertura del passaggio nel Mar Rosso e della chiusura ad annegare l’esercito egiziano. Molto efficaci e d’effetto le luci di Bruno Ciulli.
Successo pieno, con ovazioni per Zanellato e il coro. Peccato che queste bellissime e curatissime produzioni non vengano riprese negli anni successivi anche dagli stessi teatri.
Concludo con una frase quanto mai attuale del libretto, cantata dal Faraone, quando nega la libertà agli ebrei adducendo che sarebbe un rischio in quanto “turbati dè vicini regnati, i domini saranno da misera gente, migrante e bramosa di formarsi un asil.”
Una terra, lavoro e la libertà è diritto di tutti i popoli, diceva Sandro Pertini.